8.07.14

Faletti e fallacci

A parte che,  una che di nome fa italianamente Billi, se di prenome fa Debora, identifica subito, i genitori e se stessa che ne discese, quale prodotto di subcultura esteronomastica, incapace d’altro e difficilmente emendabile senza adeguato percorso scolastico, a parte ciò: al necrologio, di costei su (tale) Faletti, “è morto Giorgio, quello sbagliato”, taluno (in tesi) potrebbe replicare, “no, quello giusto”: se, il defunto, fu chi, nella vita, partecipò senza autoironia ad “un Sanremo”, vi portò un brano intitolato “minchia signor tenente” senza commentare quale, dei due nomi, fosse più sconciamente casermale, più bassamente adulativo, emulativo, del polizismo “civile”, allora, 1994, imprendente ad investire sul martirologio di “servitori dello Stato” (quanto mai, per esso, provvidenziale); e fu inoltre chi, nell’ultimo anno di vita, fermo culturalmente a quel  fatidico debutto “musicale”, ha fatto “calendari per la polizia”…
Non pare simile a siffatto tragitto vitale (a parte il socioeticopolitico) quello dell’altro Giorgio, Napolitano, tanto che, il  1994, e il rigurgito delle sue nefande empietà ed infamie e menzogne, di cui la storia futura non mancherà di ripulirne il suolo, proprio esso, gli è indecentemente saltato addosso…

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