Giulivo come un servo al seguito del padrone, o un plebeo alla tavola del signore, taluno, salito dalla pompa stradale a quella della terza carica dello Stato, al tiro del discendente di una compagnia di giro asceso grazie ad uno sterminio ventennale, di avversari politici e di popolazioni inermi, egli, finalmente nella veste militare del mitico fondatore del suo partito, tra militari che si gloriano durante una campagna all’estero, per fortuna dell’umanità è immortalato dal sarcasmo della prima carica dello Stato, in rigorosa veste civile, che non trattiene di essersi domandato “a quale arma appartenesse” l’ufficiale che intravvedeva, gongolante, tra altri, e di avere constatato, sorpreso, che apparteneva “all’arma della Camera dei Deputati…”.
Sorpreso che politicanti ignari di tutto, o quasi, potessero tanto irresponsabilmente militarizzare subdolamente le “cariche” dello Stato civile.
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