“Il codice di pace di non basta piu“, enuncia il ghigno parlante di un tale, imperscrutabilmente: di che codice parla, che accadrebbe quando non bastasse?
Poi, lentamente, da quel ghigno la identità informe di un ministro della repubblica, dal nome idiomatico e tuttavia emblematico, per l’appassionato di virilismi belligeranti, quella di “larussa” (la rossa cioè), ed allora comincia a supporsi che vorrebbe esternare, per contarii, che auspica un “codice di guerra“, che, insomma, parlerebbe di codici militari di pace e di guerra, e che lo vorrebbe di guerra, in una missione militare italiana all’estero, missione di guerra, sia pure “difensiva”, in zona di guerra, già regolata, come si conviene, da codice di guerra.
Larussa, con la sua band, (incredibilmente) al governo nazionale e internazionale della repubblica, non sa (neppure) che la guerra è… cominciata…
La estromissione degli insegnanti della confessione cattolica dai giudizi scolastici, disposta dal Tar del Lazio, suscita le ire e le contromisure del “sinodo” dei vescovi italiani, eppure essa non è dipesa da tutela del “laicismo”, inimmaginabile invero in una Corte di giustizia italiana, bensì della uguaglianza delle altre confessioni, estromese a priori dai suddetti: non manca l’impudenza, oltre la grazia, alla illustre assemblea…
“Affermo che la questione dei brogli era una menzogna per provocare disordine, fare in modo che l’Iran diventasse come l’Afghanistan e l’Iraq…”.
Esordisce così Mohammad Ali Abtahi, al processo, intentato dai giudici al servizio di Ahmadinejad, che lo accusano di partecipazione ai recenti “disordini” contro i brogli elettorali, di “attentato alla sicurezza nazionale“, di “cospirazione contro il governo“, per cui potrebbe sortirne pena di morte.
È seguito, nella abiura, dagli altri leader riformisti iraniani, processati con lui, che hanno denunciato il ritorno, in Ahmadinejad, di Muhammad Reza Shah, detronizzato già nel 1952 da Mohammad Mossadegh, cui si ispirano (sostenuto dagli iraniani di ogni colore politico e religioso, rovesciato il tiranno aveva nazionalizzato il settore petrolifero, tosto, tuttavia, l’anno seguente, destituito da un complotto ordito dalla CIA che riportava al potere il bieco e vorace Shah).
Come è stata causata la abiura, con torture reali (usuali presso i giudici iraniani ed i loro bracci armati) o virtuali (per minacce di condanna a pena di morte) o con entrambe?
Le alternative, anzi le congiunture, causali non sono molte, nel dominio polgiudiziario iraniano, e in ogni altro simile, in ogni Paese del mondo, cioè (pur con lievi varianti), per cui quel dominio è, in effetti, impero, sovrannazionale (polgiudiziario), atto a impregnare di sé, con i suoi dominii, tutti i regimi locali.
I quali sono conseguentemenente indivisibili, dall’impero, il quale è conseguentemente indivisibile nelle sua espressioni locali, l’infamia iraniana è anche infamia italiana, o di altro paese, senza possibilità di differenziazione.
Una cinquantina di magistrati che oltre dieci anni addietro si occupò di processi mafia, da tempo traferita in piccole sedi per piccole funzioni, perfino nel norditalia, conservano le “scorte“.
Essi sono pionieri delle scorte a tutti magistrati, degli incrementi smisurati delle loro maiestà, così che ciascuno abbia gli attributi della sovrumanità, se non più.
Ecco il profitto, il compenso, della gestione del potere di decidere la sorte integrale del prossimo, insieme a quella della civiltà…
Il più attivo e remunerato camorrista dell’anticamorra zittisce un poveruomo non inesperto di diritto penale e processuale tuttavia cinque contadini caricano cetrioli appena colti, sulla carcassa che li porterà in paese, ma basta che ai marines statunitensi paiano gurriglieri che trasportino armi perché finiscano a terra, iraqena, crivellati di colpi.
Perché anche di questo evento, pur minimo rispetto a quelli ecatombali che dall’anno duemilatre si susseguono incessantemente, non potrebbe essere chiamato a rispondere il demenziale trio bushblairberlusconi, quale crimine di guerra?
I giudici che hanno condannato la leader politica birmana agli arresti domicilari per diciotto mesi, il tempo necessario ad escluderla dall’elettorato passivo nella futura consultazione politica, siano additati dovunque come indegni, prorompe un ministro del goveno neonazifascista della repubblica italiana:
Debbono averla fatta grossa…
Ma perché non assumerla, la suddetta, per quanto politicamente bastarda, quale esortazione ad esecrare tutte le indegnità di tutti i membri del potere polgiudiziario del mondo?
Sarebbe un inizio autentico, unico nella storia dell’uomo…