La guerra e sporca ma qualcuno deve pur farla“, avrebbe detto Di Lisio, il militare recentemente ucciso in Afghanistan dai guerrieri talebani.
Dunque guerriero lui, guerrieri gli uccisori, come è ovvio, guerra tra essi.
Ebbene, perché la bocca triviale della velinara Venditti sputa dal tiggitre: “assassinato” il caporal maggiore Di Lisio, del quale egli medesimo, nell’epitaffio, avrebbe scritto: morto in guerra?
Per la stessa ragione onde, ad un morto, dicesi uno non più d’uno in dieci anni, della truppa italiana menante quotidiana strage di militari e civili in terra straniera, sono riservati funerali di stato; quella ragione pretende che l’eccidio degli altri non dia nemmeno un morto tra i suoi autori..
E’ la prima volta nella storia della guerra, mai prima una “sporcizia” morale maggiore di essa…
La pistola puntata al centro del bersaglio umano, così che non avrebbe maggiore possibilità di uccidere, se impugnata da un poliziotto, ucciderebbe per colpa, da chiunque altro, per dolo, al meno “eventuale”.
La specie del dolo, peraltro, riservata a chiunque uccidesse passando col rosso, eccetto ovviamente il poliziotto che inseguendo qualcuno facesse una strage…
Search
menu principale
Le campagne
Scuola penale