Mentre nella capitale indiana cessa la punizione della omosessualità, nella capitale romana inzia quella della clandestinità dell’immigrante; una danza di popolo lieve aerea elegante gioiosa festeggia il progresso, una ballo di selvaggi dagli addomi e dai glutei grevi e deformi, pestanti mani e piedi, tra gutturalità priimitive, inneggia, in parlamento, al regresso…
Lì un atroce marchio mollava la carne umana, qui inziava a sbranarla…
La Corte Suprema onduregna proclama che la invasione militare del palazzo presidenziale e la deportazione del presidente è stata ordinata dai suoi giudici, ad impedire che fosse indetto un referendum popolare sulla possibilità della ricandidatura alla presidenza: Corte Suprema direttamente golpista, dunque, in quel contesto.
Perché non potrebbe esserlo, o divenirlo, identicamente o similmente, direttamente o indirettamente, la Corte Suprema italiana, già per averne e portarne lo stesso nome ( i nomi riflettono la natura delle cose, sia quella naturali che quelle sociali).
D’altronde, e al meno, il potere di cattura di segregazione di annientamento dei sudditi che quotidianamente essa esercita mediante forza militare in forma giudiziaria, rigettando con un solo, paranoico, tratto di penna, qualunque invocazione perorazione argomentazione dimostrazione di innocenza, anzi, ancor prima, senza nemmeno ascoltarle, dichiarandole inammissibili, siffatto micidiale potere non attua ognora golpe sociale?
Quindici pakistani clandestini dormienti in una stanza lunga sedici metri e larga due metri senza finestra sono stati sgomberati, e deportati, dalla gloriosa Arma dei Carabinieri italiani “nei secoli fedele” , “a tutela della loro salute”, minacciata da quella fossa.
Il cui proprietario è stato incriminato per “favoreggiamrnto della immigrazione clandestina“, un “reato” fantasticato dall’Arma e dai suoi giudici, antecipatore della legge incrimnatrice odierna, evidentemente turbata da quella fantasia…