“E’ Carofiglio il paperone delle Puglie“. Riferisce, il radiogiornale, di chi cumula il bottino che fa da magistrato a quello che fa da senatore a quello che fa da “letterato” (per agevolarne la digestione sociale, iniziando dal nome, imbonitore, sopra le sue ipocrisie “narrative”)…
Tra i più neanderthaliani (la specie antropica distinta, ma contemporanea, da quella dei “sapiens” ) dei postafascisti, scassinatori delle istituzioni parlamentari e governative, il grugniente Larussa, sciorina due categorie di stranieri immigranti, quella dei “profughi” (dalla Libia in fiamme, non anche, chissà perchè, dalla Tunisia o dall’Egitto, ove comunque le fiamme non sono ancora spenle) e quella dei “clandestini“…
ma è clandestino chi si veda si senta si tocchi, si “identifichi“, e si espella? e perchè non lo sarebbe il profugo, parimenti “sensibile“, o, quello, non sarebbe questo? clandestina in effetti è la distinzione, quindi il distintore, in ogni stadio culturale da uomo appena sapiens…
pur tuttavia è palese l’uso della parola, quello di classificare stigmaticamente le quote di popolazioni da destinare al razzicidio…