31 – 05 – 2009

Esempio alto di “ragionevole durata del processo“, che il regime polgiudiziario italiano punta a imitare, nel plauso falsario o incompetente della “comunità dei credenti”, è generosamente elargito dalla teocrazia iraniana: due “attentatori” avantieri di una moschea sono stati impiccati ieri….
Ragionevole anche la durata storica delle teocrazie e di quel  loro precipuo potere?

In un’area tribale mediorientale
regolata tuttora dal codice di Hammurabi, inventore della primitiva forma della prova penale, la “ordalia” o “giudizio di dio”, il “mubachi” (o simile), “monocratico” assuntore della prova ed emissario del giudizio (innocente o colpevole) scruta attentamente l’effetto lasciato sulla lingua del sospettato dal cucchiaio infuocato che la ha strusciata, quindi decide inoppugnabilmente, talora irrogando pene esiziali.
Di tale “procedura” risalta l’assolutismo metodologico e interpretativo e decisorio, perché, dettagli a parte, quasi in nulla mancante in talune procedure di talune aree giudiziarie italiane, per le quali, qualunquesegno“, nelle mani monocratiche dell “giudicante”, puo’ spedire inoppugnabilmente all’ergastolo…

I governi della destra fascista e piduista, politici e giudiziari, con le loro azioni economiche deflattive delle economie legali inflazionano le economie illegali, e i loro governi politici e giudiziari, inflazionano “criminalità organizzata“, lo fanno demenzialmente rispetto all’interesse sociale reale, ma non nel tornaconto dell’accrescimento del loro potere, in quanto “sedicenti”  tutori da essa.

E se i figli del premier fossero reputati ricettatori, riciclatori delle infinite, di ogni genere e specie, materiali e immateriali, vecchie e nuove, refurtive paterne?

In mezzora di intervista televisiva al “ministro dell’interno”, tal “leghista padano” Maroni, che, sollecitato a parlare dei peculati di aerei militari nel trasporto di menestrelli e danzatrici alla villa sarda del premier per la festa di capodanno, e di denudamenti quasi pubblici di capi di stato esteri o di pubbliche “veline” nell’occasione, respinge sprezzante la sollecitazione e perentoriamente impone che si parli di immigrazione clandestina e di criminalità organizzata e delle vittorie su esse del suo ministero: non avrebbe potuto mostrare meglio e di più e più scientificamente la funzione politica dei “fenomeni criminali” e della “lotta” ad essi, quella di diversione della attenzione pubblica dalle questioni sociali reali, effettive, quale la occupazione scandalosa del patrimono pubblica, la corruzione frivola dell’urgenza della azione politica, e infinitamente altro…

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