Fattosi udire “spatuzza“, nell’ anfiteatrale aula torinese scagliata sul polo geografico opposto a quello ove la si sarebbe attesa, a Palermo, perchè anche l’eccedenza spaziale accrescesse l’effetto scenico prefisso, “spatuzza”, dal moto di pensiero precorticale estruso in lingua prealfabetica, per tale grandiosità miracolistica, forse, capace di eccitare mostruosi apparati istituzionali ad intercettare vocalismi intenti a rovesciare, modestia a parte, un potere costituzionale, costui, appena due giorni dopo, fecondità del caso, ha pure un sosia, quanto a moto di pensiero ed a lingua, nel fratello di una sua (a quanto narra) vittima (oramai, benchè laicamente, beatificata), che scompagina l’uditorio, accalcato su una piazza romana ove manifesta politicamente, investendolo senza posa con indecifrabili gutturalismi…ha potuto salire al palco, ad “esprimersi”, per prerogativa di “famiglia”, secondo il dettame degli antichi ordinamenti tribali ?
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