9 – 12 – 2009

Posto dalla legge un limite temporale alle “rivelazioni” dei pentiti, entro il quale essi dicano quanto sappiano, affinchè quanto detto sia usabile come prova, Cassazione a sezioni unite inventa di sana pianta che il limite varrebbe per la investitura di “collaboratore di giustizia” (“pentito”) e la programmazione del suo impiego processuale, non varrebbe quando il suddetto fosse chiamato a deporre in giudizio, allora potrebbe “rivelare” in qualunque tempo…
Il detto “fatta la legge trovato l’inganno” constatava l’esperienza sociale, non quella “istituzionale“, che la legge sarebbe stata ingannata dai giudici…

Gioacchino Genchi, l’intercettatore italiano “istituzionale”, al servizio delle procure della repubblica centrali e territoriali (intente a sfruttare gli spazi apparentemente neutri, ai bordi delle leggi relative, per intercettare senza le pastoie del processo: “legalmente”), sarebbe coniuge ad un procuratore, o comunque ad un magistrato, della repubblica.
Ha goduto, l’attentatore permanente di diritti civili costituzionali (art 15), di coperture istituzionali anche per via famigliare?
Ed è vero che, con la augusta moglie, cosi interna all’ambito gudiziario, avrebbe acquistato beni in asta giudiziaria confiscati alla mafia?
Innescando (almeno) la preoccupazione giuridica che l’ufficio (in genere) al quale la moglie è addetta non possa fare le confische e partecipare alle vendite?
Ed è vero, inoltre, che parteciperebbero alle vendite giudiziarie alcune cooperative delle “forze dell’ordine” confiscatrici?
Se quanto sopra fosse vero, in che differirebbe la confisca repubblicana dalla confisca reale (del re, per sè e per i suoi funzionari e cortigiani), la confisca del “capitalismo liberale” da quella del “capitalismo statale” (alias comunismo” o “socialfascismo) ?

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