Blitz contro gli anarchici, dieci
Erika Pontini
PERUGIA
LO STESSO simbolo, 5 frecce convergenti di colore nero sovrastate da una stella nera con la A coniato dalla Cospirazione delle Cellule di fuoco della greca Olga Ikonomidou; la matrice ideologica degli Anarchici del Fai/Fri (la nuova sigla usata per le rivendicazioni degli attentati) è la «prova» che «l’accelerazione alla lotta rivoluzionaria si è già tradotto in atto» con l’attentato contro Roberto Adinolfi. L’operazione «Ardire» dei carabinieri del Raggruppamento operativo speciale del generale Giampaolo Ganzer, coordinati dal pm perugino Manuela Comodi, ha portato in carcere dieci anarco-insurrezionalisti sospettati di aver messo a segno cinque attentati tra il 2009 e il 2011 con l’invio di plichi esplosivi, ma soprattutto potrebbe aver aperto la strada all’individuazione dei terroristi anarchici che hanno sparato al dirigente dell’Ansaldo. Episodio sul quale indaga la procura di Genova, ma Ganzer non nasconde che c’è «la stessa matrice organizzativa» e ricorda che Olga, indagata a Perugia e in contatto con gli attuali arrestati, è la terrorista greca alla quale si ispira la rivendicazione-Adinolfi.
ALL’ALBA sono finiti in cella Stefano Gabriele Fosco, argentino di 50 anni bloccato a Pisa insieme alla compagna Elisa Di Bernardo, bresciana di 36 anni; gli umbri Alessandro Settepani, 26 anni, di Orvieto e Sergio Maria Stefani, 30 anni, Francesca Paola Iozzi, marchigiana di 31 anni residente a Perugia ma bloccata nel Senese, la fiorentina Katia Di Stefano, 29 anni, la teramana Giulia Marziale, 34 anni, residente a Terni, Giuseppe Lo Turco, catanese domiciliato a Genova, 23 anni, e gli «ideologi» Gabriel Pombo Da Silva, spagnolo in carcere in Germania, e Marco Camenisch, recluso in Svizzera ma protagonista, durante la latitanza a Montignoso (Massa) di un conflitto a fuoco con i carabinieri.
L’ACCUSA contestata a tutti (tranne Iozzi e Marziale), in concorso con sette greci delle Cellule di fuoco, tra cui appunto Olga, è quella di aver costituito un’associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, denominata «Fai/Fri-Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale», formata da più «cellule» decentralizzate che si relazionano in modo informale anche attraverso l’utilizzo della rete internet (prova ne è il sito Culmine gestito da Fosco-Di Bernardo e Parolearmate, ndr), resasi responsabile dell’esecuzione di attentati e azioni terroristiche sia in Italia sia fuori dal territorio nazionale». Cinque in tutto, al momento, le azioni addebitate al gruppo.
La prima tranche riconducibile alla campagna terroristica «Eat The Rich» con gli attentati del 15 e 16 dicembre 2009 rispettivamente contro il direttore del Cie di Gradisca d’Isonzo (l’invio di una busta esplosiva) e l’esplosione di un ordigno all’interno del tunnel di collegamento tra due strutture della Bocconi di Milano. Atti terroristici pianificati in concomitanza con uno sciopero della fame nelle carceri di tutto il mondo.
UNO degli allegati alle rivendicazioni — sempre stando all’ accusa — proviene dal carcere di Alessandria, dove Stefani (detenuto per il fallito attentato alla linea ferroviaria Orte-Ancona insieme a Settepani) consegna alla fidanzata Di Stefano la bottiglia con un testo che sarà allegato al volantino. La seconda sequenza è del dicembre 2011, in rapida successione, con l’invio di buste esplosive al direttore della Deutsche Bank di Francoforte, a quello di Equitalia di Roma e all’ambasciatore greco a Parigi. Secondo il giudice — e i blitz ne sarebbero la prova — tra i «possibili obiettivi» della Fai/Fri ci sono proprio «le istituzioni economiche ritenute emblemi dello sfruttamento e della distruzione dell’ambiente naturale, come l’Eni e la Finmeccanica», «le istituzioni universitarie», ma anche «le principali istituzioni bancarie come Unicredit». Contestualmente i Ros hanno svolto 40 perquisizioni in tutta Italia e indagato a piede libero 24 fiancheggiatori, sequestrando documenti e materiale per il confezionamento di ordigni. Quella dei carabinieri, per il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, è «un’importante affermazione dello Stato contro la minaccia anarco-insurrezionalista».
(da http://qn.quotidiano.net/
Se “il simbolo è la prova”, ecco la prova che basta nulla, all’esercizio della sovranità polgiudiziaria nazionale, conquistata oramai da polizie e magistratura unite, e dei suoi campi di incarcerazione e di sterminio, basta null’altro che la scelta, volta a volta, discrezionale quanto passionale, dell’obbiettivo.