Se il più nominato magistrato della procure della repubblica italiane, (detto) Ingroia, confessa da Ballarò di avere (quasi) indagato il presidente della repubblica per (il legalmente) inesistente reato di “trattativa con la mafia”, confessa, altrove, di avere incriminato mezza Italia per (il legalmente) inesistente reato di “concorso esterno” in associazioni per delinquere di varia specie, confessa cioè di avere assunto ed esercitato poteri non conferitigli dalla legge, poteri oltre e contro le legge, illegali, quale è la differenza tra la sua posizione davanti il diritto e quella, attuale, dell’egiziano Morsi?
Nessuna…se non quella che l’abuso di Morsi è perseguito dalle avvocature le magistrature i giornalisti gli artisti i professionisti i lavoratori, dalle popolazioni locali, munite del sentimento del diritto, l’abuso di Ingroia è plaudito, dai loro corrispondenti nazionali, ed il sentimento del diritto è ad essi ignoto.