E se, “mafia”, fosse marchiatura di persone di cose di vita loro, destinata dall’ultimo cinquantennio alla loro dissoluzione?
E se, “antimafia”, fosse il marchio della forza di quel destino?
Del destino, dell’aggregato sociale, di distruggersi, mediante la creazione, sincronica, del distruggendo e del distruttore?
E nella inconsapevolezza, storica, di tutti, distruggendo e distruttore compresi, fino che, fatalmente, ne saranno tolti?
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