La “rivoluzione civile” di Ingroia pare stare anche nella creatività più fervida, extragiuridica, della “illegalità” ( così che, quella giuridica, si espanda corrispondentemente, insieme al potere sociopolitico, in foggia giudiziaria, della magistratura), se, il suddetto, lascia uscire (dalle labbra poste, anche, a coprire la dentatura ferina quanto regressiva), che “queste elezioni si sono svolte all’insegna della illegalità”: se Bersani avrebbe rotto il silenzio elettorale divulgando sul giornale L’Unità, e, altrettanto, avrebbe fatto Berlusconi, appellando “mafia” la magistratura…
Di fatti, la legge elettorale permette, ai giornali di partito (come il predetto), di divulgare nella giornata del “silenzio”, e, Berlusconi, si è rivolto alla magistratura, non ad un partito politico: d’altro canto, “rivoluzione civile”, il movimento politico dei procuratori della repubblica (il suddetto, demagistris, di pietro, con i nostalgici politici di Vyshinsky, il procuratore generale di Stalin: Ferrero, Diliberto) in campo per le elezioni nazionali, non si è, ancora, fatto partito …