Csm processa giudice Berlusconi, leso riserbo. Esposito a giudizio il 20 per intervista (ANSA) – ROMA, 11 GIU – Violazione dei doveri di riserbo e correttezza. Con questa accusa sara’ giudicato dalla sezione disciplinare del Csm il 20 giugno il giudice Antonio Esposito, presidente del collegio che in Cassazione ha condannato Silvio Berlusconi per frode fiscale. L’ “imputazione” si riferisce all’intervista data da Esposito al Mattino, prima del deposito delle motivazioni della sentenza. L’intervista venne concessa da Esposito qualche giorno dopo la pronuncia della sentenza. E il magistrato espresse “considerazioni e notazioni di carattere generale intorno ai temi del giudizio, con riferimento alla posizione di uno dei ricorrenti, Silvio Berlusconi”, come sottolinea la Procura generale della Cassazione nell’atto di incolpazione. Un fatto che avvenne “prima della stesura e del deposito della motivazione della sentenza”. Secondo l’accusa il suo sarebbe stato “un comportamento gravemente scorretto nei confronti degli altri magistrati componenti il collegio” e “in violazione dei doveri generali di riserbo”. La procura generale della Cassazione contesta a Esposito di aver violato il dovere di riserbo anche per avere lui stesso “sollecitato , utilizzando canali personali privilegiati ai quali gia’ in precedenza aveva fatto ricorso, la pubblicita’ di notizie relative alla propria attivita’ di ufficio e alla trattazione del processo” in Cassazione. E di averlo fatto “immediatamente dopo la lettura in pubblica udienza del dispositivo della sentenza , all’esito della camera di consiglio, nella serata del primo agosto 2013”. Il tutto “nonostante dovessero sconsigliarlo” a questo comportamento oltre alla “particolare risonanza mediatica che aveva accompagnato la celebrazione del processo, l’elevata funzione svolta nell’ambito del collegio giudicante” Fu lui- secondo l’accusa- a prendere “di sua iniziativa contatto telefonico, circa un’ora dopo la lettura del dispositivo della sentenza” con il giornalista del Mattino di Napoli Antonio Manzo, “accordandosi con il giornalista per il rilascio di una intervista ‘per spiegare la sentenza’ entro i successivi due o tre giorni”. Una “circostanza riferita dallo stesso Manzo in un’intervista a sua volta resa al settimanale Tempi”. Ancora non e’ tutto: a Esposito – che sara’ difeso dall’ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo, ora suo “collega” in Cassazione – viene contestato di aver violato i doveri di riserbo e correttezza anche per aver “interloquito personalmente con organi di informazione”, “in violazione delle prescrizioni organizzative che affidano all’Ufficio stampa, struttura di diretta collaborazione del Primo Presidente della Cassazione” , il rilascio di eventuali comunicati” sull’attivita’ giurisdizionale della Corte stessa. (ANSA).
15 06 ‘14 – L’Esposito espone…
Per il “minorato linguistico” (riferisce al giornalista la motivazione giuridica della sentenza in “napoletano”) “Esposito” (consanguineo, peraltro, del procuratore generale della Cassazione, “Vitaliano”), dunque, la lettura del dispositivo della sentenza fu programmata quale primo atto della coreografia, conclusa nella motivazione della sentenza per autointervista (sempre in”napoletano”) alla stampa…
Sceneggiatura da sottoproletario, incredibilmente assurto al potere di far fuori da solo, benchè analfabeta in Italiano (quello comune e , tanto più, quello giuridico), una (contro)parte istituzionale della repubblica…e, peggio, assurto al potere di dichiarare il diritto (penale) della nazione.
Ed allora si spiega perché, la “tecnica” della sentenza, sia assai incertamente, invero, riferibile a leggi e principii del diritto penale comune e tributario (del diritto non giurisprudenziale, ovviamente: quello che, tra le fonti, ammette gli Espositi).