Carcere per principio
Provenzano farfuglia, non percepisce né recepisce ne emette senso, la difesa ne ha chiesto la liberazione dalla forma mortifera, ferma restando quella morbifera, dell’art 41 bis dell’ordinamento penitenziario, ma la “direzione nazionale antimafia” (che oggi siede anche alla presidenza del senato della repubblica), davanti il Tribunale di Sorveglianza, si è opposta fermamente.
Nessuna delle funzioni pratiche, razionalizzabili sia pure aprioristicamente, della carcerazione, è visibile nella specie, se qualcuna lo fosse, sarebbe esplicata dalla carcerazione morbifera, e, comunque, sarebbe annichilita, comparativamente, dalla completa disumanità della sua applicazione.
Per ciò il carcere risponde ad un principio interno, non esterno (pratico), carcere come valore in sé, come principio, di ispirazione di fondazione di organizzazione di funzione di applicazione, della “Azione Penale” e del suo passo marziale.
Ma, a questo punto, tali connotati del carcere plasmano quanto lo applica.
E, a questo punto, la istituzione che lo sostiene e contiene è di puro potere, assoluto autocratico autoreferente, divora sempre maggiore parte del corpo sociale, ed infetta mortalmente le altre…
Mafia magia nera
La prossimità al “demonio”, vietata sotto minaccia di punizione eterna, di azioni omissioni persone o cose, ha dato alla chiesa cattolica, nei secoli, il pieno governo socioeticopolitico delle popolazioni che non li evitassero o rifiutassero, o che volessero ammetterlii o accettarli…
La tecnica “giuridicogiudiziaria”, basata sulla istituzione e la divulgazione e la infusione di una (pur macroscopica) superstizione, ha avuto tale successo che ad essa ha fatto pronto ricorso la magistratura italiana, vietando con minaccia di punizione eterna, e punendo, quanto fosse in relazione di prossimità alla “mafia”, se non tutta o in tutto superstizione, tale certamente nel trattamento “giuridicogiudiziario” della prossimità ad essa…
E anche la magistratura ha avuto tale successo, che ha conseguito il pieno governo socioeticopolitico delle popolazioni italiane…
(l’) “autonom(i)a della politica”
“Sciogliere il Comune…fossi Marino comunque chiederei al ministro dell’Interno ed al prefetto, aiutatemi a capire dove sta il marcio e come potrei estirparlo”…
dichiara “l’assistente di Bachelet” (il sensibile costituzionalista ucciso fuori dell’aula dall’estremismo rosso), la fervente “cattolica di sinistra”, la passionaria (ex) dicci, Rosi Bindi (oggi, tuttavia, lasciatasi morire civilmente dalla presidenza della Commissione Antimafia…) per la quale un sindaco, l’ esponente maggiore del potere civico diffuso, dovrebbe andare a lezione di politica dalla polizia…