2.04.15

“Reintroduzione” del  “falso in bilancio”, già “cancellato”?

…..”reintroduzione”, del “falso in bilancio”… “cancellato”…
ma di che parlano, codesti “attacchini” di manifesti “legali”, ignoranti che mai fu “cancellato” il reato di “falso in bilancio” (che, quindi, non sarà “reintrod[otto]” dai loro incontinenti gesticolii), del quale non conoscono neppure il titolo ( “false comunicazioni sociali”), e che, quindi, ancor meno sanno che “manifestano” contro (ben) tre (col “falso in prospetto”: art 2623 cc) reati, dopo che, dall’unico reato dell’anno 1942 (del “codice civile”, tuttavia, non penale… benchè penofili e penomani tatticamente lo decontestualizzino), ne furono tratti (appunto) tre, nell’anno 2005, in un insieme che fu capolavoro (esecutivo ed esemplificativo) della più evoluta scienza penalistica; giacchè:
in rapporto alla “lesività” del fatto i reati furono distinti in delitti e contravvenzioni (sulla scia del codice penale del 1930 in art 39, “contravvenzioni” che, tuttavia, taluni dei suddetti, quelli versanti in analfabetismo giuridico completo, hanno creduto equivalessero a quelle del “divieto di sosta”);
in rapporto alla “offensività” del fatto, furono distinti in reati di pericolo e di danno;
in proporzione ad esse (lesività ed offensività) furono distinte e graduate le pene (tutte comunque detentive: o arresto o reclusione);
in relazione a siffatte corrispondenze furono modellate le “procedibilità”, dei reati (a “querela di parte” o “d’ufficio”: ovviamente, non è neanche immaginabile, dai suddetti, che la differenza, fra esse, ricalchi, in materia, quella fra “capitalismo” liberale e “capitalismo” autoritario, fra prerogativa popolare e prerogativa pubblicoministeriale, sempre più ostile, ad espansione della propria egemonia, ad essa );
in sinfonia (sperimentale) di principii e di strumenti normativi, al seguito d’ altra, dell’anno 2000, in materia tributaria ( fino alla brutale manomissione “bersaniana” ), e con essa confidante, illusoriamente, nella fondazione del moderno diritto penale (“liberale”).
(Insomma) di che parlano, domandavasi, i suddetti?
E come si potrebbero, nella essenza culturale, differenziare, essi devastatori di capolavori giuridici “in nome del popolo italiano”, dai devastatori di capolavori architettonici “in nome di Allah…;
E, assunto a loro emblema il volto cacomorfo di Grillo (sù esposto), quando sorgerà il corpo elettorale che li terrà nei luoghi d’origine, fino alla educazione alla civiltà (non solo) giuridica?
(PDiaz)

Grillo vuole una ”procura anti-Pd” ma sulla corruzione gli ex  lo accusano di plagiare i suoi

Quella contro la corruzione, la battaglia madre del Movimento 5 stelle, rischia di rivoltarsi contro gli stessi grillini. L’accusa, questa volta, arriva dagli ex compagni, usciti dalla compagine di Grillo nel corso della legislatura per dissidi col capo. «Siamo al teatro dell’ assurdo. In pratica i pochi iscritti (solo 27mila) che hanno risposto alla chiamata del M5s e si sono pronunciati in Rete per un voto contro il ddl anticorruzione lo hanno fatto sulla base di informazioni fuorvianti fornite dal blog di Beppe Grillo».
A denunciarlo sono i senatori del gruppo Misto, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella, Monica Casaletto, Francesco Molinari e Luis Alberto Orellana, che continuano circostanziando la grave accusa: «Il reato di scambio politico-mafioso e l’autoriciclaggio non fanno parte di questa legge. Come invece sostiene il blog, parlando addirittura di una riduzione della pena. Perché scrivere simili falsità? O siamo di fronte a un errore, seppure marchiano, oppure si tratta di una strategia precisa per orientare gli iscritti al voto contro. Tertium non datur». Gli ex cinquestelle concludevano ieri: «A questo punto come si regoleranno i senatori M5s in Aula? Davvero voteranno seguendo le indicazioni della Rete, ingannata ad arte dalle ”tavole della legge” del blog?», in vista del voto avvenuto in serata. Ma dai grillino non è arrivata alcuna risposta, anche perché ieri erano affaccendati in tutt’altre faccende.
Da una parte, nel denunciare l’attività di ”pianisti” durante l’esame del disegno di legge anticorruzione. Il rappresentante M5S Lello Ciampolillo ha quindi accusato il senatore Francesco Aracri di Forza Italia, nel corso del voto a scrutinio segreto, di aver espresso la preferenza anche per il collega, in quel momento assente, Lucio Tarquinio. Il presidente Pietro Grasso ha chiesto una verifica, mentre il M5S Maurizio Santangelo ha chiesto di «far ripetere la votazione». Grasso ha quindi deciso di ritirare la tessera del senatore Tarquinio, effettivamente assente, pur non facendo ripetere la votazione avendola ritenuta ininfluente per il voto. Intanto, a scatenare una polemica sul merito della votazione è stato il senatore Franco Mirabelli, capogruppo Pd in commissione antimafia, secondo cui: «Deve far riflettere il fatto che i Cinque stelle, dopo aver fatto finta per mesi di volere le norme anticorruzione, oggi hanno persino votato contro alla reintroduzione del falso in bilancio.Gli italiani devono sapere che i grillini hanno votato con chi il falso in bilancio l’ aveva cancellato. Insomma oggi i Cinque stelle, dopo aver demonizzato il patto del Nazareno, pur di combattere il governo, si sono ridotti a fare da ruota di scorta di Forza Italia nel contrastare le norme anticorruzione».
Secca la risposta dei senatori del Movimento 5 Stelle, Maurizio Buccarella ed Enrico Cappelletti in commissione Giustizia: «Sul falso in bilancio il Pd con Mirabelli dichiara il falso e gioca alle tre carte. Ci siamo astenuti sull’ articolo 8 che riguarda la non possibilità di effettuare intercettazioni per le indagini su società non quotate in borsa, tra le quali cooperative ”Rosse” e ”bianche” e fondazioni politiche che fanno girare milioni di euro. Ci siamo astenuti dopo che sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti che prevedevano il massimo di pena a 6 anni». A sostenerlo, anche lo stesso Beppe Grillo, che sul suo blog scrive: «Non gli si sta più dietro. Tra indagati e arrestati al giorno, il Pd sta battendo ogni record. Al posto della procura antimafia, ci vorrebbe una procura anti-Pd. Sarebbe più immediata la ricerca delle responsabilità».
Parte invece da un’altro scontro in Aula, ben più agitato, l’altra grana che ieri ha tenuto in fibrillazione i 5 stelle per tutto il giorno. Il senatore socialista, eletto col Pd, Enrico Buemi, ha denunciato presso la Procura di Roma i cinque stelle per«interruzione di esercizio di organi costituzionali» durante i disordini avvenuto per le votazioni sullo sblocca Italia. in quell’occasione i pentastellati occuparono i banchi del Governo, scatenando la bagarre in Aula. Ieri, il presidente del Senato, Piero Grasso, ha convocato la conferenza dei capigruppo allargata per discutere la questione. Alla fine la conferenza «ha deciso di rinviare alla Giunta» delle elezioni e le immunità parlamentari «l’ espressione di un parere» in merito all’ inchiesta. Immediata la reazione dei cinquestelle che al grido di ”arrestateci tutti” hanno protestato per il trattamento. «E’ un attacco specifico fatto da senatori che appartengono a tutti i gruppi parlamentare,contro l’unica forza che si oppone e siccome si oppone deve essere messa a tacere con qualsiasi mezzo» ha detto il capogruppo M5s, Andrea Cioffi, a chiusura di una delle giornate più agitate degli ultimi mesi per i cinquestelle.

http://ilgarantista.it/2015/04/02/grillo-vuole-una-procura-anti-pd-ma-sulla-corruzione-gli-ex-lo-accusano-di-plagiare-i-suoi/

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