5.09.15

Una criminalità tutta di parole 

Trentamila “trafficanti di esseri umani” correrebbero l’ Europa, diffonde minacciosamente Europol, dopo l’apparizione di altrettanti soccorritori, in Austria Germania Francia, altrove, di emigranti dalla Siria dalla Libia e da altri luoghi (esclusivamente) demicidi, dell’Africa e del Medio Oriente…
Tutti rei di reati, diffonde altrettanto minacciosamente il despota neonazifascipostbolscevista ungherese Victor Orban, mentre avvolge l’Ungheria postsovietica nel filo spinato a tripla mandata…
Tutti, comunque, “vettori” (per più o meno tipico contratto civilistico di “vettura”), trasportatori cioè, a richiesta, di umani fuggenti a distruzione e morte, di cercanti altrove (illusoriamente) integrità e vita.
O loro soccorritori.
I quali, quindi, secondo i diritti nazionali occidentali o internazionali o universali, se commettessero reato sarebbero scriminati per legittima difesa o soccorso “di necessità”,  degli emigranti.
Comunque.
Ma sarebbero rei, per Orban suddetto, preceduto e seguito, invero, da statisti e parlamentisti e governisti e cronisti, cartacei o radiotelevideofonisti, e commentisti e chiosisti e dicitisti, privati e pubblici di ogni risma e feccia (fino allo spicherista televisivo starnazzatore, accurato e zelante, di “trafficanti di esseri umani”), massimamente se italici.
Rei per traslocuzione, trasfigurazione, criminologiche, di quel soccorso, per travisamento del trasportatore o soccorritore a trafficante, del trasportato a sua merce (con, inoltre,  accorto e tendenzioso impiego di consonanze ed assonanze alle famigerate e storiche “tratte”, degli schiavi, a fatti di schiavismo).
Rei, dunque, per falsificazione, mediante soppressione, dell’accadimento reale, per sovrapposizione ad esso dell’accadimento artatamente simulato, fittizio.
E mentre, così ributtante escrezione della subumanità, significa e implica, immediatamente, il rifiuto “nazionale” del soccorso, la persecuzione del soccorritore (di quella risma e feccia, la parte più ventrale ha, perfino, auspicato e prefigurato modalità  belliche, con bombardamenti dei mezzi di trasporto, più che giudiziarie, della persecuzione).
Essa, mediatamente, spiega (come a scuola) la genesi (tendenziale) delle “incriminazioni”, dei “crimini”, dei “criminali”, la loro consistenza reale, corrispondenza a realtà, il loro effettivo statuto: pressoché esclusivamente verbale.
La legge penale, quindi, quale lingua sociopoliticante, spaventosamente mortifera, dei lestofanti (e dei necrofili, penofili, penomani ed egomani)?
L’interrogativo sconsiglia affrettate  risposte negative…

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