Una criminalità tutta di parole
Trentamila “trafficanti di esseri umani” correrebbero l’ Europa, diffonde minacciosamente
Tutti rei di reati, diffonde altrettanto minacciosamente il despota
Tutti, comunque, “vettori” (per più o meno tipico contratto civilistico di “vettura”), trasportatori cioè, a richiesta, di umani fuggenti a distruzione e morte, di cercanti altrove (illusoriamente) integrità e vita.
O loro soccorritori.
I quali, quindi, secondo i diritti nazionali occidentali o internazionali o universali, se commettessero reato sarebbero scriminati per legittima difesa o soccorso “di necessità”, degli emigranti.
Comunque.
Ma sarebbero rei, per Orban suddetto, preceduto e seguito, invero, da statisti e parlamentisti e governisti e cronisti, cartacei o radiotelevideofonisti, e commentisti e chiosisti e dicitisti, privati e pubblici di ogni risma e feccia (fino allo spicherista televisivo starnazzatore, accurato e zelante, di “trafficanti di esseri umani”), massimamente se italici.
Rei per traslocuzione, trasfigurazione, criminologiche, di quel soccorso, per travisamento del trasportatore o soccorritore a trafficante, del trasportato a sua merce (con, inoltre, accorto e tendenzioso impiego di consonanze ed assonanze alle famigerate e storiche “tratte”, degli schiavi, a fatti di schiavismo).
Rei, dunque, per falsificazione, mediante soppressione, dell’accadimento reale, per sovrapposizione ad esso dell’accadimento artatamente simulato, fittizio.
E mentre, così ributtante escrezione della subumanità, significa e implica, immediatamente, il rifiuto “nazionale” del soccorso, la persecuzione del soccorritore (di quella risma e feccia, la parte più ventrale ha, perfino, auspicato e prefigurato modalità belliche, con bombardamenti dei mezzi di trasporto, più che giudiziarie, della persecuzione).
Essa, mediatamente, spiega (come a scuola) la genesi (tendenziale) delle “incriminazioni”, dei “crimini”, dei “criminali”, la loro consistenza reale, corrispondenza a realtà, il loro effettivo statuto: pressoché esclusivamente verbale.
La legge penale, quindi, quale lingua sociopoliticante, spaventosamente mortifera, dei lestofanti (e dei necrofili, penofili, penomani ed egomani)?
L’interrogativo sconsiglia affrettate risposte negative…