3.10.15

Renzi l’impostore

Nell’ultima intervista‎ rivendica due “successi netti”, da “segretario di partito”, la elezione alla presidenza della Repubblica di S. Mattarella (che darebbe vita al successo), e,  prima il 41 per cento alle elezioni europee (in realtà il venti per cento dei votanti). Ovviamente dimenticando di aggiungere che,  segretario di partito, in quelle imprese  fu anche capo del governo, impadronitosi eversivamente del potere di minaccia di scioglimento del parlamento (“tutti a casa..”), del potere di cattura, per ricatto, della maggioranza necessaria alla elezione del Presidente della Repubblica, del potere di corruzione dell’elettorato per “le europee” mediante dazione di ottanta euro mensili a dieci milioni di elettori…
Dimenticando di aggiungere ciò che mostra la maggiore subordinazione del potere governativo al potere partitico, il maggiore conflitto fra i loro interessi, la più indecente corruzione d’essi….

Zanda

Il cagliaritano già di nome, in quanto figlio di un democratico, il capo della polizia,  divenne assistente di Cossiga, lo statista di polizia.
E, in questa veste, un coartefice del cossighismo, la politica dei Servizi desegretata abilmente dal suo denominatore.
In tale “carica”, oltre altro, alla vigilia dell’omicidio di Stato in danno di Aldo Moro, corse a  Milano per annacquare la perentoria indicazione, sorgente da una seduta spiritica (partecipata anche da Romano Prodi), di “via Gradoli” quale sito romano della detenzione del “prigioniero”. Che di fatti non fu perquisito, Moro in vita.
Poi, democraticamente, si infiltrò nel partito successore di quello gramsciano, fino alla  carica di capogruppo parlamentare.
Oggi, lasciata l’area bersaniana per quella renziana, naturalmente sintonico, per i “precedenti di polizia”, col procuratore nazionale antimafia presidente del Senato, si  è dedicato a  fare esplodere la gloriosa  istituzione repubblicana.
Il legato testatogli dall’ineffabile  “picconatore”, è  fedelmente  adempiuto.

Incubo Grasso

Il procuratore nazionale antimafia “prestato alla politica”  in particolare alla presidenza del Senato, affinché il prestito permanga, ad opera di chi redige le liste dei candidati al parlamento, del segretario del Suo partito alias presidente del consiglio dei ministri, il “presidente grasso” insomma, memore della sua alta magistratura della repubblica antimafia, e dei suoi accorgimenti per respingere a priori i ricorsi “le sentenze” di condanna, l’accorgimento della “doppia conforme” (se la prima è la seconda sentenza, di una magistratura componibile da un Grasso, sono conformi, di una terza difforme nemmeno se ne parli…), lo applica, per bloccare la terza discussione su un punto legislativo che elimina dalla repubblica il Senato…
Davvero “antimafioso”…

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