Ho intravisto (la scorsa domenica) gli occhiucoli corrugati e rattrappiti, inarrivabili, di “Giletti”, affannarsi penosamente a perorare, dopo varie puntualizzazioni ed escusazioni verbali, l’invito che rivolgeva a De Magistris (che lo aveva querelato per dieci milioni di euro di danni risarcitorii, che scuoierebbero vivo lui e la Rai se imposti ), a convenire alla trasmissione l’Arena (ove da tempo taureggia e torreggia indisturbato), “per chiarirsi” (id est: squerelarsi).
In altre parole, ad esempio, quelle dell’art 314 cp, costui, “avendo, per ragione del suo…servizio [ è ritenuto incaricato di pubblico servizio] il possesso o comunque la disponibilità di denaro [per i rimborsi di spese, quando non per retribuzioni, di invitati partecipanti alle trasmissioni] o d’altra cosa mobile altrui [lo “studio” ed i suoi apparati], se ne appropria(va) [ li volgeva ad uso personale proprio, per interesse e vantaggio proprii]…”.
Costui, cioè, a termini della disposizione penale indicata, ricalcata senza residui, formalmente al meno, peculava, tentava di peculare…
Or bene, in disparte torti o ragioni di De Luca, (perfino) ciò (eticamente o esteticamente o giudiziariamente, non importa) gli era permesso?
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