Shalaby
“Capo della polizia criminale” è denominato un “generale”egiziano, che, secondo un documento anonimo, avrebbe guidato le operazioni, di sequestro tortura ed eliminazione, del ricercatore italiano Giulio Regeni (lo avrebbe fatto recidivando, peraltro, secondo un suo “precedente giudiziario” a contenuto simile).
Di “polizia criminale”, inizia ad apparire opportuno l’uso, come aggettivo del primo, del secondo dei due termini; un uso definitore della polizia in sé, piuttosto che dell’oggetto della sua funzione “anticrimine” (il crimine altrui, d’altronde ben inferiore, quanto a ferocia, a quello della suddetta…). Per lo meno in Egitto…
Saponificante Bindi
“Negazionista” sarebbe stata la intervista del conduttore Rai, B. Vespa, al figlio del “mafioso” Riina (in occasione della presentazione di un libro su sé e la sua famiglia).
Negazionista della “Shoah” delle popolazioni suditaliane “di tipo mafioso”, allestita giuridicamente dalla legge contro la “associazione di tipo mafioso” (e, prima, squadristicamente, da “i prefetti di ferro” mandatarii del governo fascista e, ancor prima, poliziescamente, dai governi sabaudi dell’”Italia unita”)?
La legge della “rivoluzione copernicana”, quella in art 416 bis cp, secondo la compiaciuta definizione di un procuratore antimafia, esultante al fatto che, per la incarcerazione (a vita) di quelle popolazioni, era finalmente cessata la necessità che commettessero delitti (e che questi fossero scoperti accertati processati e puniti individualmente, con immaginabili disagi e fallimenti della persecuzione giudiziairia),essendo divenute esse stesse, in sé stesse, delitto?
La legge del “compromesso storico” berlinguerandreottiano (detta Rognoni-Latorre), dell’anno 1982, in tutto corrispondente, contenutisticamente e funzionalmente, a quella nazifascista del 1938, che allestì giuridicamente la “Shoah” degli ebrei (come degli omosessuali degli zingari di tutti gli altri discriminati per razza religione sesso costume condizione personale sociale…..), criminalizzandoli ed eliminandoli in quanto tali?
La legge della “Shoah” “antimafiosa”, la cui virulenza violenza letalità esizialità, unite a quelle dei suoi antecedenti, rende quella mafiosa una perturbazione sociale?
“Negazionista”, dicevasi, sarebbe stata l’intervista di Vespa al figlio di Riina, secondo “la presidente della commissione parlamentare antimafia”, il segno, anche esteriore, dello stadio della putrefazione socioeticopoliticogiuridica che, nel patto “diccì-piccì” di cui si è detto, sintesi della popolazione italiana cannibalizzante una sua parte (e senza nemmeno avvertirlo), sotto l’auspicio e la guida e l’egida dei Guardiani della “repubblica democratica”, ebbe il suo culmine?