Salvini “l’antiprete”.
“I preti sono complici degli scafisti”, urla “Salvini”, il leader del neorazzismo italiano, contro l’antirazzismo dei “preti” che predicano, con mirabile fermezza, l’accoglienza degli immigranti.
La tecnica disputatoria consiste nella assimilazione dei preti agli scafisti, e la definizione, implicita, di questi, criminali.
Ma, inargomentata la assimilazione (i “preti” potrebbero essere mossi da ragioni distinte o diverse da quelle degli scafisti) è inargomentata la definizione (gli scafisti potrebbero essere soccorritori di fuggitivi da miseria da guerra da morte, e restare tali pur se speculassero).
Peraltro, è piuttosto consueto, nella comunicazione sociale, che, alla predetta qualità del primo enunciato, di un sillogismo tacito strumentale, si accompagni quella del secondo enunciato: “inargomentato”.
E, purtroppo, e’ consueto anche che, quando si tema detta obiezione, al sillogismo, intervenga un potere che lo difenda militarmente, quello di polizia e di magistratura al seguito della prima maggioranza parlamentare: che incrimina gli “scafisti” per “traffico d’esseri umani”, e li punisce con trent’anni di reclusione.
Allora, l’obiezione e vietata, anzi, talora, e’ incriminata di riflesso, da quel potere, “per concorso esterno”. E il sillogismo è salvo.
Sorgono anche così crimini e criminali, nella Europa meridionale peninsulare, quando si voglia legalizzare il neorazzismo, o altri simili regressi della storia.
Di Matteo il Terribile
“Il pm più temuto dalla mafia”, si intitola così il libro scritto da Di Matteo, procuratore antimafia siciliano.
Dunque è questa l’ambizione di un funzionario di giustizia italiana, fra i più guardati e protetti dalla forza militare dello Stato italiano, fra i più applauditi dal popolo italiano?
E’ quindi questa l”ambizione della Giustizia italiana?