I°
Che il supertifoso (si dice) del Real Madrid ambisse a sfondare, dopo quella avversaria dei campi da gioco, la rete dei diritti dei poteri delle prerogative delle funzioni delle istituzioni, dell’avversario politico, oltre che dedursi dalle sue ascendenze culturali (il franchismo monarchico), avrebbe potuto indursi da quanto perpetrò il suo Partido Popular (una sorta di “diccì” fieramente impregnata di politicastri e di politicume) addì 21 gennaio 2015, quando, al riparo delle mura del Parlamento madrileno, a maggioranza fornibile da sé stesso e a spregio della opposizione di ogni altro partito (di centro e di sinistra), reintrodusse nel codigo penal (benchè sedato qualche anno prima da una riforma “postfranchista” ), la “cadena perpetua” (così è detto l’arnese che, nel lontano – e vicino – 1823-1848, fu, per la prima volta, stretto alla caviglia del condannato all’ergastolo, e vi restò fino al decesso del “Generale Franco” – che, invero, antecipato di qualche anno dal “Generale De Rivera”, all’ergastolo aveva assegnato una “misura alternativa”: la pena di morte), fino al 1975 e all’avvento, poco dopo, della Constitucion (che lo aboliva implicitamente disponendo, all’art 25.2, reeducatiòn y reinsercion social del condannato).
Reintrodusse, quel Partito diretto dal compulsivo Rajoy, la “prisio permanente”, detta furbescamente “revisable” (correggibile), a scanso di addebiti di incostituzionalità ex art 25.2 de la Constitucion (in effetti, chiunque saprebbe obbiettare che è irrieducabile e irreinseribile in società chi sia murato a vita..), adducendo ad esempio positivo, in Parlamento, l’Italia ed il suo ergastolo “condizionale” (invero tornato incondizionato se “ostativo”), benché il suo codice penale fosse, e forse proprio perché era, il più mediorientale d’ Europa….
D’altronde, la passione per la pena (alias penofilia) glie la aveva ingrossata, alcuni anni prima (1996-2004) , il similpoliticante Josè Maria Aznar, che aveva innalzato il massimo detentivo da trenta a quarant’anni.
Insomma, un Partido Popular contra el pueblo, a meno che i condannati non fossero popolo, o che, più veridicamente, ne fossero estraniati.
E per una pena che sigillasse la politica sociale (carcerando el reo del “robo” – del furto aggravato- si esonera dal confronto con la economia che lo genera, e dalla responsabilità relativa); e sigillasse la politica politica (vd dopo), che spacciando il dissenso o la disobbedienza o l’opposizione o la ribellione o la rivolta o la sedizione o la insurrezione, popolari, per delitos, si esonera dal confronto con essi e dalla responsabilità relativa.
Ebbene in tanta miseria politica è completamente immerso el goleador del Partido Popular, del Governo e del Parlamento e del Monarca madrileni; e sono incastrate le sorti dei loro avversari. Di fatti.
Nell’anno 1995, il reame rifondato dal “Generale Franco” ammansì (si accennava) el codigo penal, in rapporto all’avversario comune (economico etico imprenditoriale amministrativo sociale…). Ma non in rapporto all’avversario politico, a chi ledesse o turbasse o minacciasse (o anche solo pensasse di farlo: in ambito, anche in Italia si processano le intenzioni), la serenità politica del reame. Affinchè intatta e intangibile restasse l’antica maestà, quale contromisura di ogni altra sociopolitica, quale asimmetria di sovrano a suddito.
Dunque monarchia “assoluta”, tutt’altro che “costituzionale”, “parlamentare”, quella spagnola in questa articolazione (antipopolare) dell’ordinamento giuridico. Neo franchismo, d’altronde pari al neomussolinismo del codice penale, che serba intera, anzi ha scandalosamente ampliato, in quella stessa articolazione, la dotazione della monarchia sabauda, pur fattasi “repubblica”: perché in effetti, all’assoggettamento penale dell’avversario politico si dedica lo statalismo fascista, sia monarchico che repubblicano….
Vi si dedica, cominciando dall’atto primario (vera dichiarazione di guerra per il tempo di pace) dell’affissione, alla condotta avversaria, della reità, della criminosità verso la discriminazione da ogni altra condotta (lecita o non penalmente illecita), quale epigrafe della sua persecuzione fino alla eliminazione militare edulcorata dalla toga. Dove la democrazia con codici siffatti è superstizione, credenza, propaganda fraudolenta, e massacro di popolo; e dove essa potrebbe rinascere solo espellendoli, insieme ai loro fautori fomentatori autori operatori manutentori favoreggiatori mallevadori. E dove, se non lo facessero, o prima o poi si abbatterebbero pusch golpe pogrom: il genere di calamità sociopolitica innescata da Mariano Rajoy.
Cui par necessario ricordare (nessuno tuttavia credendo possa dimenticarlo), che per l’art 55.3 del Estatut de autonomia de Catalunya (TÍTOL II, De les institucions, CAPÍTOL I) El Parlament ès inviolable…..; e per l’art. 57.1 (Estatut dels diputats): 1. Els membres del Parlament són inviolables pels vots i les opinions que emetin en l’exercici de llur càrrec : il Parlamento è inviolabile e lo sono anche i suoi membri, per i voti e le opinioni espressi nell’esercizio del loro incarico.
Dunque gli indicenti e deliberanti, a settembre e ottobre scorsi, referendum e indipendentismi, che fossero parlamentari (primo fra tutti Puigdemont, President de la Generalitat de Catalunya), ciò facenti d’altronde con opinioni e voti ( addirittura con valore di ley, di legge, il sei di settembre scorso: vd dopo) emessi nell’esercizio del loro incarico, erano inviolabili. Intangibili comunque da quell’atto (violento e distruttivo) che è l’accusa penale con arresto ( mentre, ovviamente, non lo erano le deliberazioni, dalla contestazione giuridica e giudiziaria extrapenale, ad esempio quella attuata, su richiesta del Gobierno madrileno, dal Tribunal Constitucional, che ha sospeso e poi annullato quella ley e altro: vd dopo)
Anche perché, e per di più, Durant llur mandat gaudeixen d’immunitat amb l’efecte concret que no poden ésser detinguts si no és en cas de delicte flagrant : …godono di immunità dagli arresti, non possono essere arrestati se non in caso di delitto flagrante ( art 57 cit.): cioè che avvenga al momento dell’arresto (può qui notarsi incidentalmente che se, per art 57.2 : En les causes contra els diputats, és competent el Tribunal Superior de Justícia de Catalunya. Fora del territori de Catalunya la responsabilitat penal és exigible en els mateixos termes davant la Sala Penal del Tribunal Suprem: nelle cause contro i deputati è competente il tribunale catalano, fuori della Catalogna è competente il tribunale madrileno; se “Fora”, della Catalogna, si riferisse al delitto, in vece lì commesso, la competenza territoriale del processo in corso apparterrebbe al primo, non al secondo, tribunale, che ciò malgrado se l’è presa).
Per cui a sconcerto dell’ordine giuridico sopra delineato potrebbe ritenersi diramato l’ordine di arresto dei parlamentari catalani impartito dal juez Carmen Lamela su richiesta de La Fiscalia madrilena (la quale, peraltro, ha incriminato anche i membri della “Mesa del Parlamento” che ammisero alla discussione una mozione di Junts pel Sí che trattava di iniziative per la creazione di una Repubblica catalana). Atto di imprigionamento extragiuridico (benchè giudiziario) e politico, diretto a fare “presos politicos” dalla magistratura al servizio del Governo madrileno al servizio del re (dal quale El Fiscal General del Estado será nombrado …, a propuesta del Gobierno, oído el Consejo General del poder judicial, per quattro anni eccezionalmente rinnovabili, oggi assegnati a Josè Manuel Maza: articulo 124. 4 Constitucion,) cui ovviamente mai potrebbero garbare i repubblicani (malattia mortale); né potrebbe bastare la loro destituzione dalle, sostituzione nelle, funzioni conferite a suffragio popolare, che l’art 155 della Constitucion avrebbe rimesso nelle mani (profane) di Rajoy, secondo quanto va raccontando, ma che lì non si legge affatto:
Artículo 155.1. Si una Comunidad Autónoma no cumpliere las obligaciones que la Constitución u otras leyes le impongan, o actuare de forma que atente gravemente al interés general de España, el Gobierno, previo requerimiento al Presidente de la Comunidad Autónoma y, en el caso de no ser atendido, con la aprobación por mayoría absoluta del Senado, podrá adoptar las medidas necesarias para obligar a aquélla al cumplimiento forzoso de dichas obligaciones o para la protección del mencionado interés general. 2. Para la ejecución de las medidas previstas en el apartado anterior, el Gobierno podrá dar instrucciones a todas las autoridades de las Comunidades Autónomas.
Dove si apprende, dal secondo comma, che il Governo, per la esecuzione del las medidas, le misure adottate, potrà dare istruzioni alle autorità delle comunità autonome, non destituirle e sostituirle. E si apprende, dal primo comma, che las medidas saranno proporzionali e funzionali all’adempimento forzoso delle obbligazioni inadempiute dalla Comunità; cioè a far sì che questa adempia, ma senza la destituzione e la sostituzione degli obbligati.
E che quindi non vi è traccia, nell’art 155 cit., delle misure richieste dal Governo al Senato e da questo approvate addì 27 di ottobre:
– l’attribuzione al capo del governo madrileno del potere di sciogliere il Parlamento della Generalitat e di convocare nuove elezioni (entro un massimo di sei mesi).
-l’attribuzione allo stesso del potere di destituire il presidente della Generalitat Carles Puigdemont e il suo Govern; e di assegnare le funzioni di questa ai ministri del proprio Governo;
– la riduzione della funzione de La Generalitat alla amministrazione ordinaria.
– la sottrazione al Parlament del potere di proporre il candidato alla presidenza della Generalitat.
E tanto meno vi è traccia della possibilità dell’arresto degli obbligati.
Insomma, quando si noti che nemmeno la lista, degli obblighi che sarebbero stati inadempiuti, fu predisposta, dal Governo di Rajoy, non solo per la contestazione a Puigdemont, preliminare alla deliberazione del Senato por la aprobation a majoria absoluta, de las medidas, ma neanche per questa, si comprende che cosa abbiano fatto, Governo e Senato madrileni, dell’art. 155 Constitucion.
Volendosi comprendere per analogia, basti osservare la Turchia sotto il maglio di Erdogan (“ex calciatore professionista”), dove l’avversario politico anche solo ipotetico, destituito da ogni funzione, servizio, stato, è arrestato in massa, espulso dal contesto sociale, disperso.
Segue
P.Diaz