Il giorno dopo quello della deplorazione solenne della “violenza sulle donne” e in particolare del “femminicidio”, il 26 novembre scorso, muore il celebrante cinematografico dell’”omi(ni?)cidio”, Bernardo Bertolucci, che nell’ultima scena del film Ultimo tango a Parigi (1972) lo fa consumare da Jeanne (Maria Schneider) su Paul (Marlon Brando).
La scena conclude una relazione esclusivamente sessuale tra un quarantacinquenne ed una ventenne, iniziata per caso in un luogo ed un tempo a caso in una casa senza un mobile e deserta.
Relazione cosi coerentemente finalizzata a se’ stessa, che i due non si diranno né i nomi né altro.
E così autoreferente che appena lui -lasciata una sala da ballo ove scorre una gara di Tango – parlerà di sé, lei, dettogli il proprio nome, con la pistola d’ordinanza del genitore, un colonnello, lo abbatterà.
Al vaglio della istituzione censoria italiana dopo il grande successo internazionale:
poichè la Schneider “sembra avere un orgasmo” e il film mostrerebbe un “esasperato pansessualismo fine a se’ stesso” (mentre e’ proprio la finalizzazione del sesso a nient’altro che a sè, ad esaltarlo, salvarlo, nella apparente tesi del regista), addì 30 dicembre del 1972 e’ sequestrato.
Dissequestrato nel 1973 perché assolto in primo grado dall’addebito di oscenità (quella magistratura sente i diritti civili, negli anni del maggiore fermento culturale mondiale), nello stesso anno è condannato in secondo grado.
Annullata per vizio di forma la sentenza, è ricondannato sempre in secondo grado nel 1974.
Rigettata l’impugnazione delle sentenza, da Cassazione nel 1976, il film e’ condotto al rogo.
Non alla distruzione, come qualunque “corpo del reato” che non fosse riabilitabile, ma al rogo, il mezzo esemplarmente teatrale della dissoluzione della reità, tramandato dalla storia, particolarmente dalla Chiesa Cattolica e la sua Santa Inquisizione.
Il film per ciò è condannato non perché laicamente (art 527 cod pen) osceno ma perché religiosamente blasfemo ed eretico, da una istituzione vogliosa di sacerdozio, di magistero del sacro e della fede, di ministero della collera divina inceneritrice.
Collateralmente, Grimaldi (produttore del film), Bertolucci e Brando sono condannati a reclusione, il secondo è interdetto dai pubblici uffici per cinque anni. Tutte le copie in giro per il mondo sono requisite e arse, alcune sono custodite nella Cineteca Nazionale.
Tuttavia una copia furtivamente sottratta al rogo fu proiettata nel 1982 a Roma, gli operatori furono processati ma assolti, il film riprese a circolare, la sentenza di condanna fu sottoposta a revisione col sostegno di un collegio di periti che dichiararono il film opera d’arte (art. 529.2 cod pen). Nel 1987 la Censura lo riabilitò e ne permise la distribuzione nelle sale.
Breve storia del celeberrimo film?
Si, ma anche prologo ad una breve storia del seguito, quella dei nostrani Guardiani della Morale (la denominazione iraniana, musulmana sciita, della istituzione censoria italiana) che non disarmeranno affatto.
Per cominciare, dei loro mezzani extraistituzionali del tempo, che dettero mano parodiando il film:
il burattino F. Franchi, che inscenò Ultimo tango a Zagarol.
Il vocalizzatore G. Morandi (peraltro, adescatore sessuale nelle latterie: fatti mandare dalla mamma … a prendere il latte..), che espettorò La regina dell’ultimo tango.
Buffoni subdolamente revisionisti delle malefatte dei Guardiani (pari al fiorentino del film La vita è bella, B. Benigni, che al contempo, con sconci piroette e trucchi verbali, si mise ad edulcorare i campi di sterminio nazisti).
E poi, e assai più implicativamente, (breve storia) dei mezzani istituzionali successivi, dei loro passionali emuli, i divaricatori senza limite dell’ambito della censura, della proibizione del sesso e del suo potere punitivo, cui daranno la prerogativa di impartire, alla espressione sessuale di ogni genere e specie, fino a vent’anni di carcere (Sodoma e Gomorra bibliche: incenerimento per sesso degli abitanti…sesso che incenerisce?!).
Di fatti, non passerà una decennio dalla riabilitazione del film (concettualmente) peccaminoso:
– che (1996: artt. 609 bis ss cp) sarà proibito il sesso pur fatto di un solo tocco in “zona erogena”. E che potrà consistere, in (taluna) Cassazione, anche di una intrusione telefonica particolarmente concupiscente. Tanto, a controriforma di un settantennio di proibizione del solo sesso copulare, effettivamente carnale e violento (così prudentemente concepita anche perché fosse processualmente verificabile, non solo “testimoniabile”: oggi una testimonianza, una parola -dunque un tocco solo verbale-, pur visibilmente calunniosa, incarcera);
– che (1998: artt 600 ter ss cp) saranno proibiti, oltre il sesso pur consensuale col “minore di anni sedici” – per ciò privato della facoltà di farlo col diciottenne, e viceversa ..-, anche la sua riproduzione grafica, su “materiale pornografico”, fosse fatto anche di ancheggiamento non più che ambiguo, di “minori degli anni diciotto” (di anni diciassetteundicimesiventinovegiorni…);
– che (1998: ivi) sarà proibita la detenzione del “materiale pornografico” (in un angolo qualunque della casa, perfino un solo “pezzo”);
– che (1998: ivi) sara proibita la propaganda del “turismo sessuale” all’estero, pur se esso non avvenisse o avvenisse col diciasettenne Papuasico, equivalente al quarantenne nostrano;
– che (2006: ivi) sarà proibita la immaginazione dell’ancheggiamento pur ambiguo dei “minori degli anni diciotto” espresso graficamente, su “pornografia virtuale” (neo onanismo biblico).
Proibizioni che, nell’anno 2006 e nei seguenti, si acuiranno fino a schiacciare la minima espressione del solo pensiero sessuale con “minori degli anni diciotto”, fosse pure di coetanei. In un’eruzione legislativa sessuofobica verosimilmente indotta, secondo alcuni saperi, da sessuomania non ragionata. Che di fatti si intanerà, in quel periodo, nei massimi livelli governativi, per quanto narreranno le cronache giudiziarie del tempo.
Così, riassumendo, all’incenerimento primordiale (col film di Bertolucci) della espressione iconica della sessualità, seguirà, appena un decennio dopo, il massacro dell’iconografo, pur se abbia attinto esclusivamente alla propria immaginazione. O se abbia detenuto l’icona della immaginazione altrui (precisamente: “immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni diciotto o parti di esse” (art. 600 quater, 600 quater1 cp).
Massacro, come visto, parallelo a quello del praticante il sesso del toccamento (una sola volta) della “zona erogena”. E pur se consensuale fra minorenni di alcune età (chi avesse tredici anni e un giorno non potrebbe farlo con chi avesse sedici anni e due giorni…).
Dunque morte al sesso ed al suo praticante, morte all’immagine del sesso ed al suo immaginante.
Bestialismo legislativo sessuofobomanico, di tipo musulmano, islamico? Spaventosa orma giuridica delle famose Sure del Corano?
In verità, nei paesi che le applicano, e nei testi medesimi, all’estremo della repressione efferata del sesso grafico non risulta siano pervenuti. Sembra che siano fermati al sesso in carne ed ossa.
Pietro Diaz
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