1. Ad illustrare Giletti basta il sadismo?
La condizione di chi tragga godimento dalla sofferenza altrui ( in questo caso di genere penitenziario), tanto maggiore se da lui cagionata (i decreti Bonafede dopo la ormai famosa telefonata di Di Matteo in pieno show televisivo, ben orchestrata previamente dal conduttore).
Godimento a sfondo (pur remotamente) sessuale, secondo la celebre rappresentazione che ne dette il marchese De Sade.
Ma anche a sfondo non sessuale, secondo alcune visioni della moderna psichiatria
1.1 Non basta il sadismo, ad illustrare Giletti, va aggiunto il narcisismo.
Quando, teatrale, officia l’autorappresentazione. La conduzione di sé in un format televisivo affidatogli perché vi conducesse altri…!
L’autoconduzione, anche ad esercizio delle sue (le sue..!) vendette: “perché ho avuto amici uccisi dalla mafia!”.
O dei suoi ( i suoi..!) sdegni : “ho pagato di tasca come cittadino perchè quel poliziotto si arrampicasse sulla cima dalla quale precipitò”.
O, sovreccitato e stridulo, fuor di sé da mentitore smentito: “non sopporto che si menta nella mia trasmissione!” (… la trasmissione è sua, anzi egli è la trasmissione…!) .
1.2 Sadonarcisismo, dunque, il suo, di genere penitenziario, tanto più acuto e psichiatrico, allorchè, all’ultimo show, ha disciolto lo studio televisivo in un ’aula parlamentare Antimafia – nella quale taluno, sebbene audìto dalla Commissione e quindi altro da questa, è al banco della presidenza col presidente! e sciorina monotonamente paginette sue (ma di stili e concettosità differenti, quindi scritte a più mani), nelle quali dettaglia la telefonata (surricordata) -.
Aula alla cui solennità, peraltro, ha alternato la propria, con una rassegna (supposta antologica!) delle sue più brucianti invettive della serie televisiva in oggetto, invasato, egomane, egopatico, egolatrico.
2. Ma neppure tanto sadonarcisismo, pur così tragico ( e comico), illustra compiutamente Giletti, se disgiunto dall’ossessione (:psichiatrica, idea fissa, monomania…).
Se si va a vedere l’ invettiva contro la “liberazione” di Zagaria – che ha preteso in carcere sebbene fosse a domicilio perché, là, incurabile- , si scopre che (a detta dei suoi avvocati, i quali, inoltre, han tenuto a sottolineare che non fu condannato per delitti di sangue..!) egli lascerà il carcere per fine pena nell’anno 2022.
Ora, se si rileva che l’ avvenimento, prossimo, lo porrà in completa libertà.
Che, d’altronde, lo farà supponendo (per legge) che sia l’attuale restrizione che la pregressa abbiano disattivato la capacità a delinquere del condannato, che questi sia stato rieducato.
Che, per conseguenza, la impercettibile variazione modale della restrizione, pur sempre inframuraria, cambierà nulla del corso delle cose,
Allora:
nulla avrebbe potuto turbare il sadismo.
Se mai, il narcisismo, costretto a rinunciare all’esibizione.
Ma ecco che è subentrata l’ossessione, l’idea immodificabile della imprescindibilità del carcere, sorda ad ogni richiamo delle evidenze, annientante ogni (benchè minimo) residuo di autocritica dell’insanità suddetta.
E di fatti, più che mai morbosa, è partita l’invettiva….
pietro diaz