Stasera su La7 , Telese inOnda la trasmissione con le flatulenze subculturali di Giletti (oltre altro, spasimante di riferire che è vicino al traguardo di Saviano, la Scorta!);
appesantite qui e lì dalle allucinazioni antimafiose di Lirio Abbate – scortato da tempo – (..non importa che la mafia non spari, basta che commerci…) ; ma alleviate dalle demenze precoci di Rita dalla Chiesa (che giura, invasata, che il padre, servitore dello stato, è stato ucciso dallo Stato…tanto che lei, quel giorno “non guardava a Palermo ma a Roma…”!).
Mentre Parenzo, che pure è immune dalla grevità massarile del coequipier, stimola giulivo le emissioni più lubriche, o lugubri, dei locutori.
Una recita tremenda, indigeribile, dove la distinzione tra la reclusione in carcere o in casa di un moribondo, perché non appaia un’ubbia maniacale e un’inezia mortificante, è alacremente buccinata, senza ritegno, come “questione sociale”.
Liquame televisivo macabro, luttuoso.
Ora, Telese , che gli ha dato la stura, erede paragiuridico di “Berlinguer” (ne avrebbe sposato la figlia) ne sarebbe anche erede culturale?
pietro diaz