La locuzione risalirebbe a Filippo il Bello (1300 circa) che così appello’ i ceti sociali subordinati alla sua autorità, per audirli sulla accusa che si accingeva a lanciare contro Bonifacio VII, nel corso della disputa tra potere spirituale e secolare.
E si mantenne costante a definire le formazioni sociali sottostanti ad autorità centrale ed ordinate per (im)potenza ed (in)abbienza politiche.
Divenne celebre alla convocazione dei tre Stati (I Clero, II Nobiltà, III Popolani) da Luigi XVI, che intendeva audirli per coinvolgerli nel salvataggio delle finanze del suo regno in crisi da sperperi:
è noto come ando’ a finire, fallita l’intesa tra il re di Francia e gli Stati Generali.
Fini secondo le attese del mentore della Rivoluzione, l’Abate Seyes, agitate in un libello:
“Che cos’è il Terzo Stato? Tutto.
Che cosa è stato finora nell’ordinamento politico? Nulla.
Che cosa chiede? Chiede di essere qualcosa (e fu assai più di qualcosa..).
Insomma, l’alterita’degli Stati sociali rispetto allo Stato sovrano fu storicamente costante.
Or bene
Sarebbero ceto sociale differenziato da altri e sottostante uno Stato sovrano, i Cinquestelle, che oggi si riuniranno, convocati da “Crimi” come Stati Generali?
Non sanno che sono Stato sovrano, possedente Parlamento, Governo, varie altre istituzioni politiche e sociali, e incitamento della Magistratura (penale)?
Lo sono a loro insaputa?
Possibilissimo, stante lo stato dello Stato, nelle mani loro..
O parlano a vanvera?
Ugualmente possibile.
Anche perché hanno preso lezione della stessa vanvera dal loro Medium, che a giugno scorso ha riunito, a Villa Panphili, gli “Stati Generali dell’Economia” …(guidati, niente meno, che dal manager Vodafone!): Quindi, parafrasando Sieyes:
Che cosa sono gli Stati a Cinquestelle? Tutto.
Che cosa sono stati finora politicamente? Nulla.
Che cosa chiedono?Chiedano pietà…
pietro diaz