“Voglio la verità sulle stragi, ed un commissione parlamentare di inchiesta”, cincischia in italosiciliese il procuratorenazionale antimafia prorogato nella presidenza del Senato, Grasso, come se, il nuovo seggio, non fosse che un rialzo del primo, un prolungamento della procura della repubblica, la sede della riduzione dello società politica -organizzata, per accudire e provvedere alla totalità complessa dei suoi interessi, in Stato parlamentare- in società giudiziaria, esistenzialmente immiserita in un migliaio di titoli di reato per lo più creativi, iattantemente perturbatori della pace popolare, ingiustamente persecutori della popolazione, illecitamente disfacitori di questa….
Ma, a proposito, le stragi -politicanti nella repubblica italiana ad opera del suo potere ultimo, per ciò “Segreto”, il potere dei “Servizi” (di ogni tempo), quello che, avendo a suo primo strumento lo stragismo, non potrebbe avere tra i fini che la eliminazione dell’oppositore e dell’opposto, che la vittoria politica con l’assassinio di massa, e, dunque, non potrebbe che essere il potere ala radice di ogni sistema di tipo nazifascista, ed esso è alla radice del potere politico italiano – le stragi, si diceva, non furono tutte investigate e giudicate, dalla magistratura, accertate nella forma giudiziaria, cioè, nell’unica forma, istituita e costituita, di accertamento dei fatti integranti reati?
Quale altra “verità”, se non quella giudiziaria, potrebbe pretendere il procuratorenazionaleantimafia prorogato nella presidenza del Senato?
O vorrebbe significare (stoltamente) che nemmeno lui, magistrato della repubblica, è disposto a dare il neppur minimo valore storiografico agli accertamenti della magistratura, ben conoscendone, d’altronde, i metodi produttivi, formativi, enunciativi, i referenti gnoseologici ed epistemologici, i loro valori euristici, di verità, d’essi?