Due “politologhe” e “giuriste” Carlassare ed Urbinati, si sono dimesse dalla Commissione per la riforma delle istituzioni, affiancata al governo della repubblica, perchè non condividerebbero che si possa non solidarizzare (da parte dei partiti politici in parlamento) con Cassazione Penale (che, ammonitivamente, ha fissato “sul tamburo” l’udienza per la vicenda Mediaset Berlusconi). Come avrebbe fatto l’idiota (l’estraneo alle faccende del mondo oltre il proprio), chi non avesse mai letto un detto di quella Cassazione, espressione tanto di illegittimità tecnica quanto di illegalità giuridica, e, dal lato politico, espressione di “autonomia” (di autoreferenza normativa), di autocrazia (di autoreferenza istituzionale), verso l’egemonia neohobbesiana…
Un gruppo di avvocati indice un incontro con un procuratore generale di Cassazione, perchè spieghi come si facciano i rìcorsi così che non siano (dichiarati) inammissibili; e, costui, lo spiega sussiegoso quanto delatore di trucchi volgari, e condiscendente fino a (promettere di) dare i propri recapiti telefonicomatici, accetterebbe le proteste degli insoddisfatti. A nessuno passa per la mente che, l’incontro, avrebbe dovuto svolgersi all’inverso, con un avvocato che spiegasse a Cassazione come cogliere (di solito, oltre altro, ha difficoltà di lettura di un testo complesso) la validità giuridica e logica dei ricorsi, e riconoscerla: (ovviamente) difronte al diritto vigente, quello legale codificato, con le sue dottrine, non al diritto vivente, quello illegale non codificato, fatto apposta, in Cassazione, per destituire il primo, quale diritto parlamentare (democratico), per istituire il proprio, quale diritto giudiziario (autocratico: per giunta, dal lato tecnico, irriferibile, inguardabile, sconcio…) contro il primo, quanto volte protegga l’integrità giuridica e corporale del popolo.
Avrebbe proposto, per sé, l”Aventino”, il partito parlamentare sgorgato, or sono vent’anni, dal condotto subculturale berlusconiano; poi, parrebbe avere desistito: forse, veduto che, delle parti politiche della Roma avanti cristo, avrebbe impersonato quella dei divoratori a sbafo, dei parassiti (il patriziato) non quella dei divorati, dei dissanguati (la plebe aventiniana)… e non se la è sentita di spingersi oltre nella falsificazione di sé…
Tale “pippobaudo”, per uno scherzo del destino posto a commentare, nella rete rai “culturale”, taluni accadimenti, di quello che andò, con 335 innocenti accoppati, da via Rasella alle Fosse Ardeatine ( in Roma, nel marzo 1944), definisce “terroristi” i partigiani che attaccarono la pattuglia nazista, e ritortori (per pubblico bando che minacciava 10 vite italiane di per ogni morto tedesco: dunque, è tentato di dire, legittimi) gli autori di quell’eccidio (che, peraltro, senza i primi, sarebbe divenuto, col bando, uso duraturo di un’Italia definitivamente nazifascista). Con siffatto senso della Storia, che, codesto cinquantennale profittatore dell’abuso della credulità popolare, beffi anche l’aneddotica, definendo i “gap” (gruppi di azione patriottica) d’allora, “gruppi armati proletari” d’oggi, lo completa…
Ci sono quattro cose che non tornano, la pietra dopo averla lanciata, la parola dopo averla pronunciata, l’occasione dopo averla avuta, il tempo dopo averlo imboccato (da un comizio di un neofascista, G. Almirante, mica fesso)…