I “reati di posizione” incriminano rei senza reato, rei non di avere commesso un fatto, di reato, ma di avere una, di essere in una, “posizione” ( prevalentemente etnica o sociale), rei, cioè, di avere “commesso sé stessi” (rei per “colpa di vita“, insegnò la scuola penale nazista).
Sono “reati di posizione” quelli di “accordo“, di “cospirazione“, di “gruppo“, di “riunione“, di “associazione“, di insiemi variamente denominati di rei, delinquenti esclusivamente di sé e su sé, stessi, di rei in quanto esistenti in quegli insiemi.
La legge penale italiana, con la sua applicazione giudiziaria, pullula di siffatti “reati”, anzitutto nel territorio centromeridionale del Paese, coinvolgendo pressoché esclusivamente “terroni” (le fasce economicamente più’ fragili della popolazione), poi (da qualche anno) nel territorio centrosettentrionale di esso.
In non più di venticinque anni (circa), dalla vigenza penale delle “associazioni di tipo mafioso“, per giunta estese, da un quindicennio, ai “concorrenti esterni” d’esse, decine di migliaia di persone, individui famiglie, quartieri urbani, tratti della popolazione, interi strati di popolazione, sono stati incriminati criminalizzati condannati incarcerati torturati (in “41 bis”), spogliati d’ogni avere (benché misero).
Di tale “storia”, del suo enorme urto sociopolitico, la Associazione vuole programmare e svolgere lo studio più profondo e istruttivo.
Iniziando, oggi, dalla comparazione della legge penale italiana a quella dei Paesi europei, asiatici, africani, “americani”… per accertarne conformità o difformità, porle in rapporto ai rispettivi sistemi geosociopolitici, trarre appropriate conclusioni.
La Associazione cerca volenterosi che intendano partecipare a questa (immane) ricerca ( i risultati saranno via via dibattuti ed editi).
Chi aderisca lo comunichi al sito della Associazione.
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