Nella menzione di coloro ai quali “la ministra” parla, l’avvocatura manca, se non fosse tra “signore e signori”.…
fa capolino tra i ringraziati per la “fattiva collaborazione”: al primo presidente al procuratore generale ai magistrati al personale amministrativo, unici facitori i di Giustizia (dà chiaramente ad intendere, l’anzidetta: “collaborazione” del garzone, dunque, quella della avvocatura?).
che l’avvocatura è titolare (nazionale) del potere di “azione civile” e del potere di (re)azione amministrativa e tributaria…(anzitutto secondo Costituzione: 24.1, 113.1 Cost., che, una prefetta-ministra, dovrebbe avere al meno orecchiato)?
E che è inoltre titolare (nazionale) dell’Ufficio di difesa nel processo penale civile amministrativo?
E che, infine e comunque, è (all’occorrenza) Difensore sociale contro ogni (specie di) Accusatore sociale?
Anno Giudiziario 2014 – Intervento del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri in corte di appello a Cagliari
Corte di Appello di Cagliari
Signor Presidente della Corte di Appello,
Signor Procuratore Generale,
Signor Rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura,
Autorità tutte,
Signore e Signori,
Prendo la parola in questa cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2014, rivolgendo prima di tutto, un ideale saluto al Signor Presidente della Repubblica, garante del corretto equilibrio tra i poteri dello Stato e custode della nostra Costituzione.
Desidero, inoltre, ricordare le vittime della terribile alluvione che nello scorso novembre ha duramente colpito questa splendida terra ed esprimere la mia personale vicinanza alle loro famiglie e a tutte le persone che, con grande sacrificio, stanno collaborando alla ricostruzione.
Un ringraziamento particolare debbo poi rivolgere al Presidente Corradini, al Procuratore Generale Cons. Angioni, ai magistrati e a tutto il personale amministrativo che, anche in questo distretto, tra molte difficoltà, danno il loro contributo al funzionamento della giustizia.
Allo stesso modo desidero ringraziare il foro per la fattiva collaborazione prestata e per la disponibilità offerta nel condividere le problematiche del sistema giudiziario.
Ho ascoltato con grande attenzione la sua relazione, Sig. Presidente. Lei, con efficacia e precisione, ha descritto lo stato della giustizia in questo distretto, non mancando di soffermarsi sulle luci e le ombre che lo contraddistinguono e sui possibili effetti delle più recenti innovazioni legislative proposte dal Governo di cui faccio parte.
Le considerazioni contenute nella sua relazione offrono numerosi elementi di interesse e sono di stimolo per una proficua riflessione su quanto già è stato fatto e quanto ancora occorre fare per rimuovere le perduranti criticità del servizio giudiziario.
La sua relazione conferma, comunque, che tra le mille difficoltà e problemi che da tempo affliggono la giustizia italiana, anche in Sardegna si colgono i segni di un sistema tutt’altro che rassegnato all’inefficienza.
Proprio per queste ragioni, l’anno 2013 ha visto il Ministero della giustizia impegnato a fondo su alcuni temi fondamentali nei più delicati settori di competenza, tutti connotati da emergenza e tutti essenziali per la corretta tutela dei diritti.
Mi sono ispirata ad un approccio pragmatico consapevole della fase critica che attraversiamo e delle urgenze poste anche da scadenze europee che il Governo è chiamato a rispettare. In questo quadro gli obiettivi dell’azione del Ministero hanno riguardato innanzitutto i due aspetti del contenimento dei tempi della giustizia e del miglioramento della condizione carceraria, oggetto quest’ultimo anche del pressante appello rivolto alle Camere dal Presidente della Repubblica.
Quanto al primo aspetto, ho già avuto modo in questi giorni di ricordare le difficili condizioni in cui versa l’attività giurisdizionale, stretta da un arretrato pesante e da una imponente domanda di giustizia.
Per questo, sin dall’esordio del mio mandato, ho individuato due linee prioritarie di intervento:
1) la riorganizzazione e la razionalizzazione del servizio giudiziario anche sotto il profilo territoriale;
2) lo smaltimento dell’arretrato, soprattutto del settore civile.
Si tratta di questioni interdipendenti tra loro considerato che una più razionale distribuzione delle risorse esistenti sul territorio è condizione essenziale per migliorare l’efficienza operativa.
Sul piano organizzativo l’intervento più importante ha riguardato l’avvio della nuova geografia giudiziaria, misura strategica indispensabile per distribuire più razionalmente le poche risorse disponibili ed eliminare le inefficienze.
Le regole applicate hanno comportato in Sardegna il mantenimento di tutti i tribunali preesistenti con una razionalizzazione limitata alla soppressione delle sole sezioni distaccate.
La positiva valutazione della Corte Costituzionale ha confermato la coerenza complessiva dell’intervento, mentre i decreti correttivi, alcuni già adottati ed altri allo studio, consentiranno di apportare ogni modifica necessaria, nella consapevolezza che un’opera di così vaste dimensioni rende certamente opportuno, nella prima fase di attuazione, un attento monitoraggio.
Tali decisioni e i primi monitoraggi ci confortano in ordine alla bontà della riforma. Al riguardo, proprio in questo distretto la nuova carta giudiziaria ha preso avvio senza necessità neppure di provvedimenti di mantenimento in uso delle strutture edilizie delle sedi soppresse (ex art. 8 d.lgs n. 155/2012), grazie ai tempestivi provvedimenti organizzativi emanati dai presidenti degli uffici accorpanti.
Altri interventi sono stati varati nel settore civile, sia per arginare adeguatamente i flussi in entrata e sia per garantire lo smaltimento dell’arretrato.
Sotto il primo aspetto è destinata ad operare la media-conciliazione obbligatoria che, già prima della declaratoria di incostituzionalità, aveva dato prova di apprezzabile potenzialità deflazionante e che da poco è stata reintrodotta. Al riguardo, Sig. Presidente, il suo personale apprezzamento mi conforta ulteriormente sulla bontà della decisione adottata, valutata dall’Unione europea come modello più avanzato di media-conciliazione in ambito continentale.
Su questa linea di azione i dati appaiono incoraggianti perché emerge un’inversione di tendenza all’accumulo di arretrato. In questa direzione si muovono anche gli ulteriori interventi approvati con il c.d. “decreto del fare”, mediante l’introduzione dei giudici ausiliari nelle corti di appello; del tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari per i migliori laureati in giurisprudenza; l’aumento dei magistrati addetti all’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione con compiti di assistenti di studio.
Non meno importante è stato l’impegno organizzativo e tecnologico con l’intensificazione del processo di informatizzazione, la stabilizzazione dei tribunali per le imprese, l’adozione di progetti volti a migliorare l’organizzazione dei servizi.
Oggi il deposito telematico degli atti e le comunicazioni on line di cancelleria sono disponibili su tutto il territorio nazionale e i pagamenti telematici sono una realtà d’uso quotidiano in 21 distretti su 26, con significativi risparmi e minori possibilità di errore.
A partire dal 30 giugno 2014 il processo civile telematico sarà obbligatorio per legge per tutti i procedimenti monitori.
E’ stato già avviato anche il potenziamento dell’informatizzazione del processo penale, perché sono fermamente convinta che pure in tale ambito sia possibile recuperare efficienza e risorse attraverso l’introduzione a regime di comunicazioni e notifiche on line e la digitalizzazione degli atti del processo.
La delicatezza e la sensibilità della materia penale mi hanno indotto a ricercare soluzioni organiche e coerenti anche attraverso il contributo di operatori qualificati e con grande esperienza in questo difficile settore.
E’ mia intenzione inoltre introdurre meccanismi di deflazione capaci di eliminare le attività relative a quei fatti che, per la modestia degli interessi concretamente in gioco, non meritano il vaglio processuale.
Parallelamente si dovrà potenziare l’efficacia dei riti speciali senza dibattimento ed agire sul sistema di notificazione degli atti giudiziari.
Si intende poi realizzare una calibrata revisione dei meccanismi delle impugnazioni nella prospettiva di una efficace riduzione dei tempi complessivi delle procedure.
Tutto questo andrà compiuto anche attraverso la razionalizzazione della spesa improduttiva e l’incremento di efficienza derivante dall’ormai consolidato programma di diffusione delle buone pratiche, sia amministrative che giurisdizionali.
Basti al riguardo citare il recupero di efficienza ed il notevole risparmio di spesa che deriverà dal completamento della procedura per l’acquisizione e la gestione centralizzata dei servizi di intercettazione telefonica, telematica e ambientale (c.d. gara unica nazionale).
Nella lotta alla criminalità organizzata intendo dare impulso ad un sempre maggiore utilizzo degli strumenti di cooperazione giudiziaria e delle misure di prevenzione patrimoniali utilizzando i lavori dell’apposita Commissione di studio già istituita presso il Ministero.
Un particolare impegno è stato profuso nel settore penitenziario, al fine di riportare il nostro Paese all’interno di parametri rispettosi degli standard richiesti dall’Unione Europea e dalla Corte di giustizia, ma ancor prima per restituire dignità alla condizione dei detenuti e a chi opera con sacrificio ed impegno all’interno del sistema penitenziario.
Il Presidente della Repubblica ha ricordato al Paese che le condizioni di detenzione sono un essenziale indice di misura della civiltà, non soltanto giuridica, di una nazione.
In questa ottica che vanno lette le azioni che abbiamo intrapreso sul piano amministrativo e normativo.
Nelle scorse settimane tali azioni sono state illustrate a Strasburgo ed hanno ottenuto un pubblico apprezzamento dai nostri interlocutori istituzionali.
Sul versante normativo, il Consiglio dei Ministri ha varato, poco prima di Natale, un nuovo intervento, dopo quello dell’estate scorsa, di ampliamento delle misure alternative al carcere e di rafforzamento della tutela dei diritti delle persone detenute. Ritengo un passo importante l’aver introdotto meccanismi di tutela giurisdizionale sollecitati in molte occasioni dalla Corte Costituzionale. Allo stesso modo la figura del Garante nazionale costituisce un ulteriore elemento di attenzione alle condizioni delle persone private della libertà.
Il quadro è complesso ma possono registrarsi alcuni significativi risultati sia sul piano della riduzione complessiva del numero dei detenuti, sia su quello relativo alla riduzione del numero delle persone in custodia cautelare. I detenuti presenti in carcere alla data del 21 gennaio u.s., sono 61.619, a fronte dei quasi 70.000 raggiunti nel 2010, mentre i detenuti in custodia cautelare sono circa 7.000 in meno rispetto a tre anni fa.
E’ massimo lo sforzo per migliorare l’azione amministrativa finalizzata a modificare la quotidianità della vita all’interno dei penitenziari. Si sta tentando di dare tutela e risposte alle situazioni più difficili, anche sul piano sanitario e particolare attenzione si sta prestando alle donne e ai minori che hanno rapporti con il carcere.
L’ambizione è quella di non limitarsi ad una mera esecuzione burocratica della sentenza di Strasburgo ma di cogliere questa occasione per avviare una profonda revisione del modello di detenzione.
Sia chiaro, tutto ciò non va a detrimento della sicurezza della collettività. In questo senso intendo rassicurare i cittadini e quanti legittimamente esigono che l’emergenza carceraria non determini arretramenti sul piano della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Le nuove misure sono infatti prive di ogni automatismo e vengono riconosciute da parte del magistrato di sorveglianza sulla base di una valutazione positiva della personalità del detenuto.
La magistratura di sorveglianza avrà quindi un ruolo essenziale nel diffondere una nuova cultura che sappia abbandonare l’idea di un sistema penitenziario avulso dalla giurisdizione, ristabilendo le indispensabili sinergie tra la giurisdizione di sorveglianza e l’amministrazione penitenziaria.
Come già detto, i primi positivi segni di questa strategia multifattoriale appaiono incoraggianti per la tendenza progressiva alla diminuzione della popolazione carceraria che è stata registrata.
I risultati raggiunti attraverso l’abnegazione, la passione, l’impegno e la cultura organizzativa profusi, anche in questo Distretto, dagli operatori della Giustizia, dagli avvocati e dal personale penitenziario, dimostrano che l’attuale condizione di difficoltà del sistema non deve divenire alibi per la rassegnazione o l’immobilismo.
La politica ha responsabilità decisive, ma a tutti è richiesto di dare il proprio contributo di intelligenza e di impegno per migliorare la risposta di giustizia nei confronti del Paese, senza la quale non può darsi effettiva attuazione ai diritti costituzionalmente garantiti.
Con la consapevolezza che questo sia un obiettivo effettivamente perseguibile, formulo i migliori auspici per il nuovo anno giudiziario in questo distretto.
Vi ringrazio.Annamaria Cancellieri
Ministro della Giustizia