Il presidente “notaio” della repubblica?
Il distinto signore, di verbosità napoletana, che, nel suo ultimo discorso da presidente della repubblica italiana, ha rivendicato (apparentemente come proprie) le (contro) riforme renzine delle istituzioni parlamentari ed elettorali borghesi, sarebbe colui che ha baciato in entrambe le guance, ricevendoli solennemente al Quirinale, i due maro’ omicidi di inermi pescatori indiani; e che ha concesso la grazia al colonnello Joseph Romano, condannato alla reclusione per il sequestro (“di Stato”) di Abu Omar?
E che si sarebbe astenuto dal concedere la grazia ad Adriano Sofri condannato senza prove (rectius, con “prove” della polmagistratura nazionale) per l’omicidio del Commissario Luigi Calabresi, sospetto “suicida” dell’anarchico Pinelli?
Se lo fosse, avrebbe sostenuto Renzi (e iniziato il renzismo) da comandante in capo delle Forze armate (art 87 cost), ed avrebbe fatto il resto da presidente del Consiglio superiore della magistratura (art 87 cost)?
Se lo avesse atto in tali qualità, i conti tornerebbero…
Grasso che cola
Avrebbe mai potuto meditare, “il bersani” (benché liquidatore della rimanente politica democratica italiana), che il procuratore nazionale antimafia (“dimissionario”) che volle portare alla presidenza del senato malgrado l’ “emergenza democratica” della (corruzione per) confusione dei poteri, sarebbe potuto divenire, pur solo per supplenza, presidente della Repubblica?
E meditare che, come tale, anche nella prima qualità (ultrattiva: costui, in effetti, ha inondato le camere di ddl antimafia, incurante di prendere “interesse privato” in atti di presidente del Senato: art 323 cp) avrebbe potuto presiedere il Consiglio superiore della magistratura (tutta: requirente e giudicante)?
Cioè, meditare che, siffatta sua adozione “politica”, avrebbe potuto giungere a parafrasare il primo articolo della Costituzione, resa “l’Italia ..una (procura della) Repubblica”?
E meditare che ciò, peraltro, “dispone(ndo) direttamente” (art 109 cost.), “l’autorità giudiziaria”, della “polizia giudiziaria” (ma, nella realtà fattuale, senza dubbio, dipendendo da essa), avrebbe potuto portare l’Italia, pressoché formalmente (oltre che sostanzialmente: l’informazione pubblica e la sua sedimentazione, cioè acculturazione, privata, è, oramai, quasi interamente, egemonicamente, “polgiudiziaria”) ad essere “Stato di Polizia”?
Già a guardarlo, e a udirlo, non avrebbe potuto, meditarlo, “il bersani”, ma avrebbe dovuto, fino alla astensione dalla segreteria del partito, se non dalla attività politica, allora, se necessario…
“Bernini” ?
Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, a nome di questo, anche quale organo costituzionale della associazione nazionale magistrati (!), interloquendo ufficialmente sulla questione della divulgazione (propria o per interposizione, per lo più massmediatica), dalla magistratura inquirente e giudicante, di atti processuali da essa formati o tenuti, indivulgabili, “argomenta” che non sarebbe illecita, essendolo tuttavia, finanche penalmente, e, ancor più, che non sarebbe autopropagandistica (dopo perfettamente riuscente, anche alla stregua della credulità popolare in materia giudiziaria, demagogia), e sentenzia che sarebbe “cronaca”, doverosa e utile…
Lasciando tuttavia immaginare, a majori ad minus, come potrebbe argomentarsi e sentenziarsi, al seguito…