Incalza(no)
La incriminazione dell’ingegnere Incalza per “corruzione” non avrebbe potuto essere più provvidenziale (e strategica cencepita?), per i fautori e gli autori della riforma legislativa (in peggio) di quel delitto, che iniziò col (l’impudente) deposito in aula del (relativo) disegno di legge, dal procuratore nazionale antimafia appena (perciò) nominato (dal PD in regime elettorale di Porcellum) senatore, il giorno precedente la sua “elezione” a presidente della sua Camera (magistratura, e parlamento, aggiustano così le rispettive incompatibilità funzionali).
(Disegno di) riforma incorrotta? non corrotta, cioè, dalla commistione (perché “legale” e comunque fattuale e fatale, benchè incestuosa), delle funzioni e dei ruoli e degli interessi (dei poteri) che la storia della democrazia avrebbe voluto antagonisti (o al meno indipendenti) in vece che coagonisti (avrebbe voluto reciprocamente incorruttibili, incorrotti)?
E che dilagò populisticamente nel Paese, tosto rilanciata dallo sterminato apparato mediatico del Regime penale nazionale, sconc ciamente (quanto stoltamente) organico ad esso, tanto da assumerne, anzi promuoverne talora, le “istanze”, da formularle con (emulativo e imitativo quanto grottesco) piglio intimatorio (così è colta, ad esempio, la televisibile “del reame”, “la Saluzzi e i suoi ospiti”, esibire ultimativamente, inarcati i sopraccigli, il conto dei giorni “invano” decorsi da quello fatidico del deposito del ddl “dalle mani del presidente Grasso in persona” – fortunatamente, il contatto delle parole può esplicare autocritica da sé-).
Sterminato apparato mediatico, oramai, Gazzetta Ufficiale di editti giudiziari e paragiudiziari penali, inondanti il Paese di decapitazioni (“civili” ma non sempre) degli accusati o condannati (e dei loro insiemi familiari, amicali, sociali..), senza motivi o per (i più) futili o sproporzionali motivi…tanto quanto dell’orgia (celebrativa) dei decapitatori (immediati mediati, comunque “associati”).
Inondanti, e sprofondanti il Paese nella maledizione esistenziale, ammorbante quanto (e più del) la peggiore dittatura politica (per quell’apparato, la “politica” è quasi interamente giudiziaria, e la sua dittatura ne fa apparire grottesca la “liberazione”, con l’ art 21 cost., da quella “nazifascista”).
E facenti credere, al Paese, la indispensabilità della riforma, nella lotta alla corruzione…
Senonchè
Essa, non è stata finora (più che) combattuta in ogni modo e misura (basti consultare la Gazzetta)?
E comunque, se non lo fosse stata, in tutto o in parte, ciò sarebbe dipeso da mancanza o insufficienza di mezzi giuridici e giudiziari (vd gli articoli 318 ss cp, che tolgono l’anima, al corrotto ed al corruttore, e per il solo fatto che possano scambiare una qualsiasi “utilità”: cioè, anche un troppo deferente ossequio?)?
E se non lo fosse stata, sarebbe provabile che sia dipeso da quella mancanza o insufficienza?
Le ovvie risposte alle domande (la prima affermativa le altre negative), segnalano due fatti:
la completa demagogia della informazione (e formazione) legislativa giudiziaria paragiudiziaria mediatica, della politica penale nell’insieme;
la espansione, traverso essa, del potere sociopoliticoistituzionale della magistratura (ogni incremento di pena incrementa esponenzialmente il potere del suo applicatore, esponenzialmente l’assoggettamento ad esso del Paese). E siffatto potere, col disegno di abolizione (in concreto) della prescrittibilità del delitto, si accingerebbe “legislativamente” a perpetuarsi.