3.07.15

I calabresi all’ assalto di Adriano Sofri

Sul “malore attivo” di Pinelli (questa la formula giudiziaria, che, per mano del poi benemerito senatore piddino D’Ambrosio, spiegò il lancio dal quinto piano della Questura dell’”anarchico Pinelli”), l’esile “Luigi” confessò escrescendo il pachidermico “Mario” (Calabresi).
Sul “malore”, indi, riconfessò “Mario”, “assumendo” la Direzione de La Stampa per ascendenza (dinastica, negli stati di polizia), poi compromettendola nella contestazione (quale esperto in materia carceraria perché carcerato) dell’ “omicida” del genitore, A.Sofri (che, mosaicamente, forse, non avrebbe nemmeno potuto nominare).
D’altronde, simbolizzò bene l’oltranza socioeticopolitica, la rappresentazione, or è qualche anno, dell’”ufficiale” incontro “compositorio” fra “le due vedove”, Calabresi e Pinelli: la prima, regalmente impellicciata, la seconda, popolanamente impannucciata.

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