30.01.16

Menzogne di Corte

I presidenti delle Corti, in testa quello di Cassazione, inaugurano l’anno giudiziario gettando completamente la maschera, sulla prescrizione del reato.
Anzitutto, tacendo che essa estinguerebbe la punibilità, del reato, la pena personale, cioè, non altro, non i diritti che il reato avesse offeso (i quali, quindi, sarebbero salvi); e con ciò mostrando, d’altronde, che la pena non ripara i diritti che il reato avesse offeso; mostrando che,  invece, ne offende a sua volta, i diritti (personali e patrimoniali e familiari e sociali) dell’accusato e del  condannato (per ragioni, sociopolitiche, tutte mai verificate, chiarite, convalidate, confermate, discusse).
Tacendo, quindi, che a loro, ed alle Corti, interessa esclusivamente la pena, quale mortificazione (anche letterale) del “reo”. E mostrando, con ciò, la loro effettiva condizione etica ed estetica: essi, unica specie dell’umanità, insieme alle forze militari e paramilitari che li assistono e li eseguono, che, “in tempo di pace”, progetti e programmi e organizzi ed attui, istituzionalmente, la mortificazione (anche letterale) di altra umanità.
Inoltre, lamentando penosamente che, la prescrizione, escluderebbe la condanna.
Ma con ciò implicando che, la loro, è giustizia (con)dannatoria, non anche assolutoria, che si rapporti, cioè, ad una pretesa punitiva veniente al giudice da una parte sociale contro un’altra, lui sopra le parti, imparziale, neutro. Ed indicando che, tale posizione (con)dannatoria, della giustizia italiana, dipende dalla copulazione incessante, istituzionale, fra chi avanzi e chi giudichi la pretesa punitiva.
Infine, mentendo truffaldinamente, sull’eccesso di prescrizione dei reati, per conseguire, in realtà, la sua abolizione, e, quindi, la perpetuazione della pretesa punitiva, la sua incombenza,  terrifica,  su chi ne fosse, o potesse esserne, oggetto. Per conseguire, cioè, la perpetuazione di una funzione statale letale entro la singola generazione:
uno dei presidenti di Corte, anzi un suo omologo “procuratore generale”, ha dato ad intendere, ai suoi fedeli (stragrande maggioranza, nel popolo italiano, e “grancassa” inquisitoria e condannatoria stabile) che si prescriverebbero financo reati di rapina e di estorsione, “nel suo distretto..”
ciò benché, essi, potrebbero prescriversi in venticinque anni, la metà della esistenza professionale del mentitore, un terzo della vita media dell’accusato…
Menzogne gigantesche, dunque, per un “popolo di dio”, e per un “potere divino”, secondo la storia e la teoria delle religioni…

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