17 – 07 – 2009

Resta da spiegare giuridicamente, mentre è pienamente spiegabile sociologicamente, perché ai poliziotti che ammazzarono di botte il giovane Aldrovandi abbiano accreditato sei mesi per omicidio colposo, al poliziotto che uccise Sandri dirigendo a due mani ed a gambe divaricate la pistola d’ordinanza abbiano accreditato sei anni per omicidio colposo, ai due baristi che ammazzarono di botte il giovane Abba abbiano addebitato quindici anni per omicidio volonatario. Resta da spiegare, perché il sistema ove sia possibile, permesso, dato, giuridicamente (giudiziariamente) tanto privilegio a poliziotti, è dubitabile che non sia egemone la subcultura dello stato criminale….

Con la migrazione della metà dei laureati, e della metà dei lavoratori, il meridione d’Italia diviene feudo di polizia e magistratura, del potere polgiudiziario, se, conferendo, essa, al decremento della economia legale ed al propozionale incremento della economia illegale, conferisce al consolidamento (politico istituzionale) di quello, produttivo a sua volta, in sè, di economia illegale, per sistematica distruzione delle forze di lavoro e di impresa, potenziali o attuali, mediante la repressione giudiziaria: produttivo della condizione basilare della sua ascesa.
L’imprenditore, in forma individuale o collettiva, della economia “illegale”, ad esempio la fabbricazione e il commercio dell’erba marijuana, il cui grado di antisocialità dovrebbe trarsi per contrasto a quello, di socialità, della “economia legale”, ad esempio la fabbricazione e il commercio delle mine antiuomo, in cui l’Italia avrebbe una “quota di mercato” mondiale pari al 85%, l’imprenditore della prima, dicevasi, ben altrimenti che quello della seconda (gloria della nazione insieme ai seminatori di esse), nel sistema penale nostrano, potrebbe esser condannato, perfino, a pena di morte, per impiccagione, in carcere: essa è stata eseguita l’altro ieri, in un carcere algherese, ove era stato rinchiuso perché marcisse, per quindici anni, a meditare un senso di colpa per la illegalità-antisocialità, pari a zero, del suo essere piccolo trafficante di marijuana, insieme al senso di ingiustizia inemendabile per la condanna della sua innocenza, in confronto alla assoluzione sistemica dei seminatori di assassini di massa suddetti. Sensi, di colpa e di ingiustizia, che, composti, siano miscela prima o poi esplosiva, nelle celle della sepoltura di vivi apparenti, nelle camere tendenziali delle loro morti, sinistramente cospargenti il suolo nazionale, quali sedi solenni della amminsitrazione statale della giustizia sociale.
La Ferla si e impiccato, alla finestra della cella, con la federa del cuscino, i mezzi più ordinari, innocui, impensabili, affinchè comunque le condanne capitali si compiano.
Coloro che ve lo hanno spedito, questa volta si sono ritratti, dalla scena massamediatica glorificante: perchè il boia gira incappucciato…

La forza sanzionatoria, puramente amministrativa, usata nella inibizione del traffico dell’acool dalla ordinazna del sindaco milanese, infinitamente minore di quella, puramente militare, imprigionatoria, usata nella inibizione del traffico di altre droghe dal “legislatore” statale, denuncia più anzichè meno la infamia politica della disparità del trattamento del traffico delle droghe…

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