06.03.17

Punire sempre, spunire (quasi) mai

Per estinguere i reati con l’amnistia, o per estinguere le pene con l’indulto, l’art 79 della Costituzione, dopo la  revisione del 1992 (anno in cui un “pool” di magistrati guidato dal più poliziesco e incolto d’essi abbatté il sistema politico democratico precedente e affido quello successivo alla destra neofascirazzigiustizialista italiana, riportandola in massa al potere per la prima volta dopo la sua caduta col Fascismo) richiede una maggioranza bicamerale pari a quella delle revisioni della Costituzione (due terzi, se pure per una  sola deliberazione).
Mentre per introdurre o estendere reati (di stregoneria ad esempio, come il traffico dell’erba se non della droga in genere; o di sessuofobia,  la “pornografia” ad esempio) e per punirli o accrescerne la punizione (con pene per stregoneria o sessuofobia, sempre più raramente sotto i vent’anni di incarcerazione: un quarto di una vita media e di afflizione disumanitaria), basta la maggioranza bicamerale semplice, quando non un decreto legislativo (essenzialmente governativo), o  un decreto legge (esclusivamente governativo), o, addirittura, una sentenza della magistratura (a dispetto del principio di legalità della previsione penale), come “il reato” e la pena di “concorso esterno” in associazioni per delinquere.
Ciò implica che lo Stato italiano ordinariamente é cacciatore d’esseri umani, straordinariamente  loro liberatore. Lo Stato, si intende, quale insieme dei membri delle sue istituzioni e del resto del  popolo. Di questo, non solo per la passione venatoria che pare mostrare in materia (al meno nel circo mediatico), ma anche per la mai variante (penologicamente) riproduzione delle sue rappresentanze parlamentari e governative. E, quanto a quelle giudiziarie (peraltro nemmeno elettive, bensì “autoelettive”), per la incondizionata sottomissione al loro operato, fino al punto di ostacolare o rimuovere ogni normazione che tendesse a responsabilizzarlo (almeno) giuridicamente (a parificarlo, cioè, ad ogni altra opera sociale)…

” Beati i poveri  di spirito‎…”

“Se trattassimo la bibbia come trattiamo il nostro cellulare, se la leggessimo allo stesso modo, vivremmo meglio”, ha pontificato ultimamente “Francesco”.
E’ palese che non la ha mai letta, o che, se l’avesse letta non l’avrebbe capita, o che, se l’avesse letta e capita, la falsificherebbe macroscopicamente…

Necrofili inavvertiti..  

“Mai morte di Stato”, è il titolo della prima pagina del giornale (5 3 17) Avvenire, a proposito di eutanasie.
Eppure lo Stato italiano non potrebbe essere più mortuario, mortuario addirittura funzionalmente, finalisticamente, nel suo plesso giudiziario ‎penale (per la mortuarietà della esistenza degli incarcerati, talmente elevata da condurre alla più elevata quantità di suicidii in proporzione ad ogni altra classe di popolazione).
Ma come è che ad Avvenire sfugge? Perchè, immerso nel penitenzialismo mortuario fino al collo, insieme allo Stato di cui parla, vede viventi solo in quel poco che ne sta fuori?

Penomania generale..

‎Già undici suicidii in carcere, quest’anno, di innocenti e colpevoli giudicandi e giudicati.
Ed il parlamento che ha procreato cotale cacotanasia dei sani, si dichiara contrario alla eutanasia degli insani, perfino se morienti in indicibile tormento.
Ma la contraddizione, concettuale, logica, culturale, ha tuttavia  un punto di soluzione:
nella generalizzazione del tormento, e nel godimento del tormentatore‎.

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