La libidine di linciaggio che rigonfiava sconciamente, questo pomeriggio su Rai Sardegna, la sillabazione in pubblico, dal presidente della commissione parlamentare antimafia il grillino Morra (professore di filosofia in un liceo meridionale, evidentemente dissociato), di nomi di candidati al Consiglio Regionale sardo, secondo una sua lista “impresentabili” poiché “condannati” (non definitivamente peraltro).
E che ciò inscenava al seguito delle “liste di proscrizione” (fatte in casa e senza pudore affiancate a quelle fatte in Parlamento de “la Severino”) diffuse, in un raptus di razzismo giudiziario, dal suo predecessore “la cattolica” Bindi.
E che ciò faceva, peraltro, al servizio, col massimo pensabile della disonestà politica nell’ ultimo giorno della propaganda, della competizione elettorale del suo partito.
Essa, denunciando nosologicamente (:che attiene alle malattie) la maniacalità della critica sociale per via giudiziaria, ne delinea limpidamente la condizione culturale.
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