1.Conte presidente del Consiglio dei Ministri, nel discorso di perorazione della fiducia parlamentare al suo Governo, alla Camera dei deputati, ha invocato una “democrazia dal volto umano”.
Come se la democrazia, proprio essa, non avesse dato avvio alla umanizzazione del volto politico delle masse (palesemente nella antica Grecia, latentemente, e forse prima, altrove).
Come se, essa, non fosse succeduta alla Oclocrazia, la caotica condizione politica delle predette.
2. Tuttavia la invocazione aveva il suo fondamento razionale.
Lo aveva nella constatazione della “disumanità” – intesa come incostituzionalità- del “volto” della democrazia, nel luogo e nella occasione stessa in cui essa risuonava.
Allorchè gruppi parlamentari sedenti per votare la fiducia o la sfiducia al Governo già formato (art. 94 Cost), Cioè sedenti esclusivamente per dire si o no ad esso:
sono insorti (brutalmente invero) pretendendo elezioni elezioni….
Elezioni che, come è noto, sono attività di formazione delle rappresentanze (delle istituzioni politiche e ) del parlamento in specie, che suppongono che questo sia sciolto.
Ma questo era tutt’altro che sciolto (dal presidente della repubblica).
Anzi, come risultante della “consultazioni” poco prima svolte dal presidente del Consiglio (re)incaricato, era tanto coeso da essere in grado di produrre una maggioranza atta a fiduciare il Governo.
2.1 Dunque, (del tutto) fuori luogo e assetto funzionale, la pretesa suddetta.
Infatti e per ciò, manifestazione di oclocrazia, il caotico e istintuale antenato della democrazia.
Per di più:
3. Se la ademocraticità sopra assegnata all’accadimento fosse scorretta, lo sarebbe per difetto.
Di fatti, mentre i gruppi parlamentari suddetti insorgevano dentro la Camera, fuori di essa, in piazza Montecitorio, appartenenti ad essi, sotto la direzione “carismatica” dei capi politici (dei partiti di riferimento), e folle di adepti, tumultuavano avanzando la stessa pretesa (elezioni elezioni…).
Cioè la pretesa dei gruppi dentro la Camera concomitava, sinergica, quella della piazza.
Era quindi pretesa (anche formalmente) “di piazza”.
Così univocamente da essere, oltre che fuori luogo e assetto funzionale (come detto), insurrezionale.
O comunque attentatrice di organi costituzionali (la Camera in specie) nell’esercizio della loro funzioni, al fine di impedirlo (solo per esempio esplicativo: art 289.1 n.2 cod pen).
Dunque non aveva torto, Conte, a invocare “democrazia”.
In una condizione politica forse più insidiosa di quella della oclocrazia.
Perché assimilabile a quella (storica e ben nota d’altronde) delle organizzazioni intra ed extra parlamentari ( ad un tempo, per strategia) della destra neofascista.
Pietro Diaz